martedì 23 agosto 2011

Spegnete le stelle – Wystan H. Auden, l’autore di Funeral blues


Wystan H. Auden

Nel Febbraio 1907 nasceva il poeta–drammaturgo W.H Auden che ha ispirato un’intera generazione d’intellettuali d’avanguardia.

Vivace e colto, si ritrovò a capo dei poeti oxfordiani di sinistra ai quali mostrò il decadimento del capitalismo e l’impegno attraverso la poesia politica. Partecipò alla guerra civile spagnola, riversando in Spain angoscia presente e speranze future (intanto Picasso dipingeva Guernica).

Omosessuale dichiarato, Auden (che sognava una stabilità amorosa impossibile) ebbe due relazioni che furono anche «gioioso» sodalizio letterario: la prima con un poeta che lo ricambiava poco (scrisse: «se un eguale attaccamento non è possibile / lascia che sia io quello che ama di più»), la seconda con un ragazzo che – finito l’amore – gli rimase accanto per tutta la vita.

Uomo generoso, nel 1935, in Germania sposò Erika Mann (la figlia di Thomas) per consentirle la fuga dal Nazismo col passaporto britannico.

Passionalmente innamorato del linguaggio (che chiamava «memorable speech»), era convinto che l’uomo crea la storia e non può ripetere il passato né lasciarlo alle spalle. Nel suo teatro me­scolò tecniche brechtiane di cultura di massa (canzonette e slogan) con elementi psicoanalitici freudiani legati alla sua complessa personalità.

Già famoso in Patria, per una crisi rimasta incomprensibile, nel 1939 si trasferì in USA ove prese la cittadinanza americana, cambiando rotta ideologica (ciò fu vissuto in Inghilterra come un tradimento). Nel periodo americano, si dedicò a temi di confusa religiosità diluendo l’i­spirazione e il tono poetico in un virtuosismo manieristico (produzione apprezzata dalla critica americana: nel 1948 ebbe il Pulitzer), e tentò di travisare il suo pensiero originario riscrivendo o scartando i testi giovanili (considerati dalla critica inglese i migliori): ormai egli sosteneva amaramente che «l’arte non è vita e non può fare da levatrice alla società».

Auden ha scritto una delle più belle poesie sulla fragilità dell’amore: Funeral blues, citata nel film inglese Quattro matrimoni e un funerale (1994) durante un’elegia funebre (che ha rinverdito la sua popolarità); ne riporto alcuni versi struggenti e amari:

«Fermate tutti gli orologi
isolate il telefono […]
portate fuori il feretro […]
Lui è morto […]
Lui era il mio nord, il mio sud,
il mio est e ovest,
la mia settimana di lavoro
il mio riposo la domenica,
il mio mezzodì, la mezzanotte,
la mia lingua, il mio canto.
Pensavo che l’amore fosse eterno
e avevo torto.
Non servono più le stelle,
spegnetele anche tutte,
imballate la luna,
smontate pure il sole […]
perché ormai nulla può giovare.». (“La Sicilia” 11/2/2007)

P.S. Il film Quattro matrimoni e un funerale, diretto nel 1994 dal regista Mike Newell e sceneggiato da Richard Curtis, è stato un inaspettato successo di pubblico e di critica. Il film è concentrato sulle avventure di un gruppo di amici che s'incontrano ai matrimoni e a un funerale. Il protagonista è Charles (Hugh Grant), un giovane uomo inglese timido e impacciato che s'innamora perdutamente di Carrie (Andie MacDowell), un'attraente e spontanea ragazza americana.

Durante un ricevimento di nozze, Gareth (Simon Callow) amico omosessuale di Charles muore al­l'improvviso a causa di un infarto. Al suo funerale, Matthew (John Hannah), il compagno di Gareth, gli dedicherà la struggente poesia "Funeral Blues" di W.H. Auden, commuovendo tutti i suoi amici e facendoli riflettere su quel che è il vero amore.

Nel 1995 il film si aggiudicò quattro Premi BAFTA, un Golden Globe a Hugh Grant come miglior attore e il Premio César come miglior film straniero.

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