mercoledì 9 novembre 2011

Albert Maltz, grande sceneggiatore comunista



Albert Maltz



Il 28 Ottobre del 1908 nasceva a Brooklyn (New York) Albert Maltz, autore americano e abile sceneggiatore che fece parte dei “Dieci di Hollywood (Hollywood Ten)”, operatori del mondo del cinema americano accusati di far parte del Partito Comunista nel 1947, durante il periodo del McCartismo.

I “Dieci”, pur di non fare i nomi dei compagni dinanzi al The House of Un–American Activies Committee (nato per contrastare “l’infiltrazione comunista” nell’industria cinematografica), contro il “naming names” dei comunisti affiliati o dei simpatizzanti, s’ap­pel­larono al 1° emendamento della Costituzione degli USA. Con procedura anticostituzionale, furono multati, imprigionati e impediti nel continuare il loro lavoro negli Studios; dei “Dieci”, poi, Edward Dmytryk si dissociò pentendosi, ammettendo d’essere comunista, facendo i nomi di altri 26 compagni e riprendendo il suo lavoro di regista–produttore.

Nel 1930 Maltz aveva iniziato a lavorare come drammaturgo per un sodalizio teatrale di sinistra, ove conobbe la nota scrittrice e poetessa americana Margaret Larkin che sposò nel 1937. Dal 1941 divenne sceneggiatore cinematografico a Hollywood per la Warner Brothers e la Paramount.

Durante la Grande Depressione aveva aderito al Partito Comunista e nei primi anni ’30 era divenuto uno scrittore di protesta, pubblicando quelli che da un punto di vista letterario sono considerati i suoi testi migliori, ricchi di spirito proletario e idealismo.

A lui si deve la sceneggiatura, scritta insieme ad altri e premiata con l’Oscar, di Casablanca (1943), mitico film di Michael Curtiz, interpretato dall’icona di Hollywood Humphrey Bogart e dalla diva senza tempo Ingrid Bergman.

Dopo numerosi successi letterari, diversi documentari vincitori di Oscar e ottime sceneggiature nominate per gli Academy Award, mentre era nel pieno di una brillante carriera di scrittore (ricco e famoso), vide la sua vita e le sue attività stroncate dall’indagine federale e dall’essere inserito nella Hollywood blacklist (la cui responsabilità si deve non tanto a McCarthy quanto ai capi delle Majors di Hollywood che odiavano i comunisti “sovversivi”). Dopo essere stato rinchiuso nel 1950 per nove mesi in una prigione federale, senza lavoro andò in Messico ove rimase sino al 1962; in questo periodo, dovette affidarsi a un prestanome, Michael Blankfort, che gli pagava le sue sceneggiature e che figurava presso gli Studios. Nell’ultimo periodo letterario, pur potendo firmarsi liberamente, preferì lo pseudonimo di John B. Sherry.

Albert Maltz si conservò sempre coerente ai suoi ideali di sinistra, sino alla morte avvenuta a Los Angeles nel 1985. In un’intervista rilasciata a Victor Navasky, che stava scrivendo il libro Naming Names (1982), Maltz disse: «Sin dal tempo del College, sono stato molto vigile sul problema della discriminazione razziale e ricordo che uno dei miei primi scritti giovanili riguardava il linciaggio. Dopo la laurea e il mio ritorno da Yale, ero già molto radicale e avevo iniziato a leggere “New Masses”. Ho letto anche i classici del pensiero marxista. Ritengo ancora che essi rappresentino i più nobili ideali che l’uomo abbia mai espresso per iscritto. Il fatto che molti di essi siano stati oggigiorno mal realizzati in Unione Sovietica non importa. ...Essi restano un materiale letterario in grado di fornire alti motivi d’ispirazione e da leggere.». (www.zam.it, News, 22/10/2008)

P.S. Scrittore di protesta, Albert Maltz nei primi anni '30 scrisse quei "racconti proletari" che sono considerati i suoi testi migliori: il dramma Peace on Earth (Pace sulla terra) contro la guerra, Black Pit (Pozzo nero) sulle dure condizioni dei minatori del West Virginia, The Way Things Are (Come stanno le cose), Seasons of Celebration (Le stagioni della celebrazione), e Man on a Road (L’uomo su una strada) sui pericoli della silicosi. Nel 1938 vinse l’O. Henry Memorial Award per la novella The Happiest Man of Earth (L’uomo più felice della terra), pubblicata sull’Harper’s Magazine. Del 1942 è il documentario patriottico Moscow Strikes Back (Mosca attacca di nuovo), che vinse l’Oscar.

A lui si devono le sceneggiature di This Gun for Hire (Questa pistola in affitto) (1942) e - insieme ad altri - quella premiata con l’Oscar di Casablanca (1943). Nel 1944 pubblicò il romanzo storico The Cross and the Arrow (La croce e la freccia) mentre nel 1945 fu nominato all’Oscar per la sceneggiatura tratta da Pride of the Marines (Orgoglio dei marines). Del 1945 è anche il documentario di propaganda The House I Live In (La casa in cui vivo) in difesa della tolleranza razziale (anch’esso premiato con un Academy Award speciale). Nel 1951 vinse con Broken Arrow (Freccia spezzata) il Writers Guild of America Award per il miglior dramma americano. Seguirono: Cloak and Dagger (Mantello e pugnale) (1946), The Red House (La casa Rossa) (1947) e The Naked City (La città nuda) (1948), che vinse l’Oscar (questi ultimi due testi furono scritti sotto prestanome).

A questo punto di una brillante carriera di scrittore (era ricco e famoso), visse la tragedia di essere inserito nella Hollywood blacklist e di essere immediatamente sospeso senza compenso, multato di 1000 dollari e rinchiuso nel 1950 per 9 mesi presso l’Ashland Prison. Uscito da galera, andò in Messico ove rimase sino al 1962; di questi anni, è A long Day in a Short Life (Un lungo giorno in una breve vita) (1957) ispirato ai mesi di reclusione. Per le sceneggiature, dovette affidarsi a un prestanome (Michael Blankfort), che gliele pagava figurando presso gli Studios, essendo nominato e aggiudicandosi i premi al suo posto; tra queste ricordiamo The Robe (La tunica) (1953) diretto da Henry Koster, il primo al mondo a esser girato in CinemaScope, con Richard Burton, Jean Simmons e Victor Mature (Dopo un anno, si girò il sequel intitolato "I gladiatori").

La blacklist fu abolita negli anni '60, e nei primi anni '70 l’Associazione degli Scrittori Americani pretese che fossero restituiti i legittimi diritti a tutti quelli che erano stati esclusi per effetto della blacklist. Agli ultimi anni – nei quali Maltz preferì spesso firmarsi John B. Sherry – appartengono Two Mules for Sister Sara (Due muli per Sorella Sara) (1970), The Beguiled (L’ingannato) (1971), Hangup (Il Super Tipo) (1973) e Scalawag (Un magnifico ceffo di galera) (1973).

Albert Maltz si conservò coerente e radical–progressista sino alla morte, avvenuta il 26 aprile del 1985 a Los Angeles all’età di 76 anni.

1 commento:

  1. Ciao Silvia, la formazione dei dieci di Hollywood io la ripeto come una formazione di calcio:Alvah Bessie, Herbert Biberman, Lester Cole, Edward Dmytryk, Ring Lardner Jr., John Howard Lawson, Albert Maltz, Samuel Ornitz, Adrian Scott e Dalton Trumbo. Ne manca uno a fare 11 e certo ci furono traditori. Però rivendico come cosa che mi importa il fatto che Dalton Trumbo sia nato anche lui un 9 dicembre, come me.
    Questo tuo lavoro di cernita e schedatura continua a essere bello e utile.
    Natalino Piras

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