venerdì 18 novembre 2011

Mario Pisu: attore e capofila d'una famiglia d'arte



Mario Pisu



Mario Pisu: attore e capofila d'una famiglia d'arte

Cento anni addietro, il 21 maggio del 1910, nasceva a Montecchio Emilia il celebre attore e doppiatore Mario Pisu, morto prematuramente a Velletri il 17 luglio del 1976.

Uomo affascinante e dotato d'innata signorilità, fu un attore incisivo e misurato e si fece notare anche nelle parti di secondo piano. S'impose in palcoscenico nei primi anni '30 recitando con immensi monumenti del teatro, quali Gino Cervi, Paolo Stoppa e Andreina Pagnani.

Ceduto al cinema, esordì nel 1935 con Passaporto rosso di Guido Brignone e a questo periodo appartengono anche i due vecchi film girati col grande attore comico catanese Angelo Musco L'aria del continente (1935) di Gennaro Righelli e Re di denari (1936) di Enrico Guazzoni.

Da allora con la sua elegante prestanza si divise tra teatro, cinema, doppiaggio, radio e televisione.

La sua filmografia – che si estende senza pause per un lungo periodo dal 1935 al 1976 – comprende circa 90 film: sono da ricordare le interpretazioni nei film Addio, Kira! (1942) di Goffredo Alessandrini, Mio figlio professore (1946) di Renato Castellani, Il vedovo allegro (1949) di Mario Mattoli, Io sono il Capataz (1950) di Giorgio Simonelli, Totò all'inferno (1955) di Camillo Mastrocinque, Anni ruggenti (1962) di Luigi Zampa e I compagni (1963) di Mario Monicelli. Degni di nota sono, però, soprattutto i ruoli in Otto e mezzo (1963) e Giulietta degli spiriti (1965) di Federico Fellini, che lo fecero conoscere anche al pubblico internazionale.

Fu a lungo un doppiatore della CDC di Roma: è sua la profonda voce pastosa degli immortali divi Walter Pidgeon, John Wayne, Fred MacMurray, Karl Malden, Gregory Peck, Robert Mit­chum, Victor Mature e Anthony Quinn; prestò pure la sua voce a Saro Urzì (in diversi film della serie di Don Camillo) e a Raf Vallone nell'indimenticabile film Il cammino della speranza; ed è sua la nostalgica voce narrante dello stupendo La terra trema di Luchino Visconti.

Coltivò anche la grande prosa radiofonica degli anni '50 insieme con Rina Morelli, Carlo D'Angelo e Sergio Tofano, e negli anni '60 fu il sensibile interprete di importanti sceneggiati televisivi, tra i quali I grandi camaleonti (1965), tratto da un testo di Federico Zardi e diretto dal grande Franco Enriquez, e Il Circolo Pickwick (1968) diretto da Ugo Gregoretti (in cui interpretava il ruolo del protagonista Samuel Pickwick).  

Mario Pisu non fu però soltanto attore e doppiatore: nel 1954 girò da regista La grande avventura (di cui fu anche uno degli sceneggiatori) con gli attori Ave e Carlo Ninchi, Luigi e Nino Pavese, Mara Lane, Gino Cervi e Gualtiero De Angelis.

Il film è citato da R. Chiti e R. Poppi nel 2° volume del loro Dizionario del cinema italiano (Gremese, 1991) come opera degna anche se non perfettamente riuscita (e rimasta unica a causa della cattiva riuscita commerciale).

La trama non è banale, anzi è oggi di stringente attualità (ricorrendo i 150 anni della fondazione della Repubblica Italiana): essa ruota attorno a un gruppo di patrioti che, dopo Novara, accorrono a Roma per contribuire alla difesa della Repubblica (anche un gruppo di ragazzini bolognesi fugge da casa per militare nelle file dei garibaldini). A un patriota milanese viene affidato il difficile incarico di consegnare al governo della Repubblica una grossa somma di sterline, raccolta tra gli emigrati italiani in Inghilterra, ma un'avventuriera – presentatasi come la sorella di un garibaldino – cerca di sottrarre all'uomo il denaro.

Sventato questo tentativo, il patriota – ferito da due agenti segreti inviati dal governatore militare di Milano – viene salvato dai ragazzini bolognesi, uno dei quali Mustafà (a costo della vita e ferito a morte) riesce a portare a compimento la missione, consegnando il denaro ai garibaldini. Ed è proprio la recitazione piuttosto inadeguata di questi giovani attori presi dalla strada (secondo il gusto neorealista) che fu soprattutto rimproverata al regista.


Capostipite di una famiglia di attori, Mario Pisu aprì la strada al fratello – attore comico – Raffaele Pisu (nato nel 1925) e al figlio Silverio Pisu (1937–2004), attore, doppiatore, cantante e scrittore (è stato tra l'altro lo sceneggiatore–narratore del Cantafiabe nella celeberrima collana delle Fiabe Sonore della Fabbri Editori, che ha ammaliato diverse generazioni di bambini). Anche il nipote Antonio Pisu (nato nel 1984) – figlio di Raffaele – ha ricalcato le sue orme, distinguendosi ultimamente per il suo ruolo nel film Il papà di Giovanna (2008) di Pupi Avati. ("Persinsala.it", 21 maggio 2010)

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