lunedì 14 novembre 2011

Mark Twain, il cantore della frontiera americana



Mark Twain



Cento anni addietro (il 21 aprile del 1910) moriva a Redding nel Connecticut Mark Twain – pseudonimo di Samuel Langhorne Clemens (nato in Florida nel Missouri il 30 novembre 1835) – , celeberrimo scrittore e umorista definito da William Faulkner come il «primo vero scrittore nord–americano».

Insieme al poeta quasi contemporaneo Walt Whitman, grazie alla sua lingua original–proletaria densa di slang e di colorite espressioni dialettali e grazie al suo esser autenticamente "yankee" nell'esprimere lo «spirito dorato» del pionerismo dell’America della prima metà del secolo, anticipò forme e temi della moderna narrativa americana e su di lui si modellarono i migliori scrittori del Novecento americano.

Figlio di un magistrato–commerciante in difficoltà economiche, trascorse i primi anni della sua vita in una deliziosa casetta a Hannibal, piccola cittadina di frontiera sulle rive del Mississippi, e secondo lo stereotipo del grande sogno americano si fece da sé: fu apprendista tipografo, pilota di battelli a vapore sul Mississippi (e il suo pseudonimo «segna due braccia» era appunto un grido dei battellieri), cercatore d’argento in Nevada e California, avventuriero, globe–trotter per gli Stati Uniti e il mondo, e infine giornalista satirico (alcuni suoi noti aforismi di sconcertante attualità sul giornalismo così recitano: «Il giornalista è colui che distingue il vero dal falso, e pubblica il falso... Prima raccogli i fatti, così in seguito potrai distorcerli come ti pare... L’am­maestramento fa cose meravigliose... I giornalisti onesti ci sono. Soltanto costano di più... Esistono leggi per proteggere la libertà di stampa, ma nessuna che faccia qualcosa per proteggere le persone dalla stampa»).

Nel 1867 arrivò a New York, ove nel 1870 sposò Olivia Langdon, ragazza della ricca borghesia industriale; si fermò quindi a Hartford nel Connecticut, iniziando una brillante carriera di conferenziere (la sua casa è stata trasformata in un museo a lui dedicato). Dissacratore del conformismo, con i suoi racconti «tall» (stravaganti ed esagerati) celebrò lo spirito d’avventura interpretando i sogni e le sconfitte della "nuova frontiera"; nonostante un’accoglienza talora contraddittoria dei suoi libri, nel ventennio successivo raccolse fama e riconoscimenti per la sua geniale statura letteraria.

Notevole anche il suo impegno sociale: fu difensore della scienza e del metodo scientifico, s’impegnò contro il razzismo e – su posizioni pacifiste – divenne una figura di rilievo della Lega anti–imperialista americana.

I suoi libri più importanti includono: Le avventure di Huckleberry Finn, Le avventure di Tom Sawyer, La tragedia di Wilson lo zuccone e Il principe e il povero (testi sempreverdi, veri capisaldi della letteratura per ragazzi), Un americano alla corte di re Artù e l’autobiografico Vita sul Mississippi. In occasione della censura subita per un suo testo ebbe occasione di scrivere a un amico: «Solo ai morti è permesso dire la verità».

Scrittore anticonformista, nutrito di sentimenti anti–borghesi ma combattuto tra l’istinto a demolire e il rispetto per la cultura, così scriveva: «Non ho mai cercato in alcun caso di rendere colte le classi colte... Ma sono sempre andato alla caccia di una selvaggina più grossa: le masse; raramente mi sono riproposto d’istruirle, ma ho fatto del mio meglio per divertirle.».

Due suoi libri, Lettere dalla Terra e Lo straniero misterioso, considerati blasfemi, furono pubblicati postumi diversi anni dopo la sua morte; negli anni ’60 presso l’Università di Berkeley in California una équipe di studiosi, sotto la direzione di F. Anderson, ha iniziato a curare la raccolta e la pubblicazione di tutti i suoi numerosi testi inediti "scampati al rogo" da parte degli stessi familiari–eredi.

Le difficoltà a essere compreso e accettato (era in effetti uno scomodo testimone) e gli ostacoli a pubblicare provocarono in Twain una forte crisi ideologica accompagnata da senso di alienazione e perdita d’identità, e una profonda depressione favorita sia dai problemi economici (era fallita la sua casa editrice ed erano divenuti esigui i suoi proventi letterari), sia dalla scomparsa dell’adorata Livy – cui rimase fedele tutta la vita nonostante il suo continuo vagabondare – e di tre dei suoi quattro figli. A questo apparente declino, corrispose il trasmutare del suo umorismo gaio e lieve in un pessimismo amaro e sconfortato che lo portava a idealizzare il mitico passato della sua nazione.

Tra il 1891 e il 1900 fu in Europa, spintovi da problemi finanziari e di salute, ma per fortuna negli ultimi anni di vita incontrò il noto petroliere Henry H. Rogers che lo aiutò finanziariamente e moralmente: divennero amici, sodali di gioco e di bisboccia, e compagni di viaggio. Rogers morì improvvisamente a New York nella prima metà del 1909, e meno di un anno dopo Mark Twain lo seguiva nella tomba.

Con vivacità e tono picaresco, nei suoi principali romanzi, Mark Twain narra le avventure straordinarie di due ragazzi che con le loro imprese strampalate tentano di superare i contrasti insiti nella loro età, esorcizzando ansie inconsce che sono quelle di tutti gli individui americani del suo tempo: i problemi razziali e le divisioni di classe (Mark guardò agli schiavi neri con senso di solidarietà e spirito di denuncia), la guerra civile (che lo sconvolse per la tremenda contrapposizione fratricida), i rischi di un eccesso di civiltà che provocava «un illimitato moltiplicarsi d’inutili necessità» (fu deluso dal venir meno dei valori del progresso economico–sociale e dalle sempre crescenti interpretazioni materialistiche della realtà), e infine i guasti provocati dai repressivi puritani metodi educativi del tempo (aveva scritto criticamente: «Non ho mai lasciato che la scuola interferisse con la mia educazione»).

E il fiume Mississippi – agognato luogo della memoria di Mark – è divenuto un sogno mitico di liberazione catartica nell’immaginario dei lettori di ieri e di oggi. (www.zam.it, News, 30/11/2009)

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