martedì 6 dicembre 2011

Mario Riva e la Rai degli anni d’oro


Mario Riva

Mario Riva – il cui vero nome era Mariuccio Bonavolontà – nacque a Roma il 26 gennaio del 1913 e morì a Verona tragicamente e prematuramente il 1° settembre di cinquanta anni addietro (nel 1960).

Straordinario conduttore televisivo, accompagnò i primi passi della neo–nata televisione italiana, facendosi amare per il suo calore umano e per la sua vena popolare dai telespettatori di tutte le età e di tutte le estrazioni sociali.

Aveva l'arte nel sangue: era, infatti, il figlio del compositore napoletano Giuseppe Bonavolontà (autore della canzone "Borgo antico", cantata tra l'altro da Claudio Villa e dedicata ad Antrodoco, il paese della provincia di Rieti ove era nata la madre Teresina, luogo molto amato da Mario Riva, che lo ricambiò caldamente).

Genuino e simpatico, con la sua caratteristica cadenza dialettale romana si mosse abilmente tra la rivista d'avanspettacolo e il teatro di  varietà – fece parte della compagnia di Totò, che egli considerava «l'unico e vero maestro», e lavorò con Peppino De Filippo e Pupella Maggio – , tra la commedia musicale e il cinema, tra la radio e la televisione, raggiungendo in ogni campo risultati straordinari. Era tra l'altro un uomo dotato di senso di solidarietà e giovialità: durante la seconda guerra mondiale (attivo a Zara nel corpo dei Bersaglieri) si prodigò negli spettacoli per le truppe, riuscendo a sollevare lo spirito dei nostri soldati.

Inizialmente lavorò in coppia con l'attore di varietà Riccardo Billi (chi non ricorda il binomio "Billi e Riva", famoso in tutta l'Italia del tempo), ed entrambi erano così bravi che non era facile stabilire chi fosse il comico e chi la spalla. Allo stesso modo che per molti attori della sua generazione, il suo esordio avvenne alla radio nel 1938: degne di nota la sua partecipazione con Giulietta Masina alla popolare trasmissione Il Terziglio (1942–1943) – che aveva tra gli autori anche Federico Fellini, Marcello Marchesi e Dino Falconi – , e quelle a Oplà (1949) e a Ventiquattresima ora (1958–9).

Grazie alle riviste dei giovani autori emergenti Garinei e Giovannini, interpretate insieme a Billi e ai più noti interpreti del momento, raggiunse negli anni '50 grande fama in Italia ove era ormai considerato uno dei comici più acuti e divertenti; tra le più importanti commedie musicali da lui interpretate, sono da ricordare: La bisarca (1950), Alta tensione (1951), I fanatici (1952), Caccia al tesoro (1953), Siamo tutti dottori (1954), La granduchessa e i camerieri (1955), e Gli italiani sono fatti così (1956).

Nello stesso periodo, girò più di cinquanta film con i più grandi attori italiani del tempo (Totò, Alberto Sordi, Vittorio De Sica e Aldo Fabrizi); sono da ricordare: Totò al giro d'Italia (1948), Yvonne la nuit (1949), I cadetti di Guascogna (1950), Arrivano i nostri (1951), Altri tempi (1952), Anni facili (1953), Accadde al commissariato (1954), Bravissimo! e Accadde al penitenziario (1955), I giorni più belli (1956), Serenata per sedici bionde (1957), Domenica è sempre domenica (1958), Policarpo, ufficiale di scrittura (1959), e Il vigile (1960).

Nel 1947 incontrò Diana Dei (1914–1999), attrice di cinema e teatro, che divenne l'amata compagna nella vita e sul palcoscenico (era separata, in attesa di annullamento) e che dopo la scomparsa del marito fondò in sua memoria la "Scuola Mario Riva", nella quale insegnava recitazione. Da lei nel 1951 Riva ebbe il figlio Antonello, divenuto un noto regista di programmi televisivi.

Nasceva intanto la televisione. Dopo aver partecipato alle trasmissioni Un due e tre, Duecento al secondo e La piazzetta, nel 1957 Riva fu chiamato a condurre Il Musichiere (su testi di Garinei e Giovannini, dal format americano "Name that tune"), storica trasmissione televisiva – tuttora rimpianta da molti delle vecchie generazioni – che consisteva in un vivace quiz musicale televisivo, trasmesso dallo "Studio Uno" di Via Teulada ogni sabato e sino al 1960, anno della morte del grande conduttore.

Mario Riva vi cantava la sigla "Domenica è sempre domenica" di Gorni Kramer, divenuta emblema e metafora della televisione italiana monocanale in bianco e nero, quella degli ascolti altissimi, vista dalla quasi totalità degli italiani e capace di svuotare cinema e teatri. Riva seppe trasformare il suo banale ruolo di conduttore conferendogli un carisma particolare ed ebbe il merito di presentare alla platea come ospiti d'onore tutte le maggiori celebrità nazionali e internazionali, che – costretti a cantare – venivano introdotti con l'indimenticabile frase «Nientepopodimenoche» (e con loro Riva si esibiva in duetti esilaranti). E a tutti veniva consegnata la caratteristica "mascotte" del Musichiere. Lanciò come vallette nella sua trasmissione delle ragazze simpatiche che divennero tutte brave attrici (Lorella De Luca, Alessandra Panaro, Carla Gravina, Patrizia Della Rovere, Marilù Tolo e Brunella Tocci).

Nel pieno fulgore di anni (aveva appena 47 anni) e di attività, il 21 agosto del 1960, durante le prove del festival del Musichiere presso l'Arena di Verona (manifestazione che consentiva ai compositori dilettanti la possibilità di inviare un proprio componimento e di vedere il proprio pezzo – se scelto – musicato e cantato da professionisti durante le tre serate del festival), cadde tragicamente in una botola aperta sul palcoscenico riportando gravissimi traumi. Deceduto il 1º settembre per complicanze cardio–polmonari, fu sepolto nel Cimitero Monumentale del Verano.

Il compianto fu enorme (ai suoi funerali parteciparono più di 250.000 persone) perché Mario Riva, protagonista assoluto del mondo dello spettacolo e amato beniamino del pubblico, rappresentava per la sua simpatia il vero "Grande Amico" dei telespettatori, che lo consideravano uno di loro. Finiva così la vicenda umana di Riva e si chiudevano per sempre i suoi occhi lievemente strabici (disse una volta: «Gli occhi storti ce l'hanno in tanti, ma il mio è lo strabismo di Venere»).

Manifestazioni di ricordo si sono tenute nella basilica del Sacro Cuore di Maria in Piazza Euclide a Roma, ove si svolse il suo funerale. Grande tifoso della Lazio (al pupazzo del "Musichiere" faceva spesso indossare la maglia della sua adorata squadra bianco–celeste), fu consigliere della Società Sportiva Lazio che – insieme al Circolo Canottieri Lazio, alla Fondazione “Gabriele Sandri” e all’Ufficio Sport del Comune di Roma – ne ha celebrato il cinquantenario dalla morte (durante la messa di commemorazione, erano presenti il labaro della S.S. Lazio e il vessillo del CC Lazio).

In suo ricordo, il 4 settembre, Raitre ha trasmesso in prima serata un ritratto appassionante di Mario Riva, preparato da Giancarlo Governi. ("Persinsala.it", 1 settembre 2010)

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