mercoledì 18 gennaio 2012

Margherita Buy, icona di glamour lieve e delicato fascino


Margherita Buy

Il 15 gennaio Margherita Buy ha compiuto cinquant'anni e m'è venuto il desiderio di celebrare quest'attrice, che è entrata e che si è mossa nel mondo del cinema con la levità di una farfalla, senza soffocare i suoi personaggi con un'invadente personalità, ritagliandosi un suo importante ruolo nella cinematografia italiana.

Nata a Roma nel 1962 e diplomatasi all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica Silvio D'Amico, ha coltivato tutte i settori dello spettacolo, rappresentando una deliziosa presenza nel cinema, nel teatro e nella televisione, e vincendo tutto ciò che era possibile vincere: cinque David di Donatello, dieci Ciak d'oro e sei Nastri d'Argento.

I suoi inizi sono stati veramente travolgenti e fortunati, ponendo le basi di una carriera sfolgorante. Promettente giovane attrice, nei suoi primi film, Margherita Buy ha veramente rappresentato una nuova ventata di aria fresca, una brezza d'impegno e simpatia, scavando nelle psicologie dei suoi personaggi e riuscendo a trasformare ogni sua prestazione in una creazione profonda e appassionata.

Il suo debutto è stato di grande qualità nel bel film di Nino Bizzarri (anch'egli quasi un debuttante), La seconda notte (1986), con Maurice Garrel (il padre del regista Philippe Garrel). Ha scritto il regista «L’ho vista una sera all'Accademia d'arte drammatica dove gli allievi-attori davano un saggio. Recitava in un ruolo graziosamente nominato "la delirante"… quando il giorno dopo lei è venuta in ufficio di produzione è stata evidente l'inutilità di fare provini… il personaggio di Lea era il meno descritto nella sceneggiatura. Prestandole un viso pudico e tenero, e quel suo corpo febbrile, percorso da una specie di asprezza vegetale, Margherita lo ha reso concreto.». Un uomo elegante, un vedovo di mezza età, Alberto Fabris, vede in treno una ragazza (arrivata poi con la madre nel suo stesso albergo di una stazione termale) e la fa oggetto di sguardi silenziosi; le scrive per gioco in modo anonimo di nascosto e la ragazza, Lea (la Buy con la tutta sua bellezza luminosa e la sua grazia enigmatica), ne è turbata e conquistata: si fa bella per lui e lo aspetta. A proposito del film, ha scritto Alberto Farassino (La Repubblica, 8 ottobre 1987): «La sua leggerezza non è quella delle cose vuote e i suoi silenzi sono sempre ricchi di gesti, attese, emozioni… Il film lavora sempre più ad acuire la sensibilità dei suoi personaggi, a renderli capaci di amarsi senza parlarsi e senza nemmeno conoscersi, così che nel finale l'incontro e la rivelazione possano essere solo cosa di un attimo, un capirsi improvviso, uno sfiorarsi di labbra. Fatto di sensazioni, di rapporti a distanza, di segreti e di silenzi.».

Seguirono altri film originali e pieni di poetico lirismo: Domani accadrà (1988) di Daniele Luchetti (che si aggiudicò il Davide di Donatello come miglior regista esordiente), insieme con Paolo Hendel e Giovanni Guidelli; e sempre di Lucchetti, La settimana della Sfinge (1990) con Paolo Hendel e Silvio Orlando (con la sua interpretazione di Gloria, piccola e tenera cameriera, esperta di enigmistica, curiosa e con i suoi occhi sgranati sul mondo, entusiasta della vita e innamorata di un impenitente dongiovanni, ha oscurato tutti gli altri attori meritandosi la Concha de Plata come migliore attrice al Festival di San Sebastian), e Arriva la bufera (1993) con Diego Abatantuono e Silvio Orlando (storia surreale di tre sorelle Emma, Esmeralda ed Eugenia Fontana, ricchissime e in lotta sfrenata tra di loro; Eugenia, dolce e sognatrice, ama pazzamente, ricambiata nello stesso modo folle, l'avvocato e faccendiere Mario Solitudine).

Nel 1990 inizia la sua collaborazione con Sergio Rubini (allora suo marito) con il film La stazione, interpretato insieme a Rubini ed Ennio Fantastichini, tratto dal testo teatrale di Umberto Marino, già interpretato in teatro dai tre protagonisti. Con il suo ruolo di Flavia – giovane donna in fuga dal fidanzato che, in una piccola stazione di provincia, incontra un capostazione nel suo turno di notte stabilendo con lui un rapporto denso di significati – si guadagnerà il David di Donatello e il Nastro d'Argento come migliore attrice protagonista. Reciterà ancora con Rubini regista (con esiti non sempre felici) in Prestazione straordinaria (1994) con lo stesso Rubini, Alessandro Haber e Simona Izzo; Tutto l'amore che c'è (2000) con Rubini e Gérard Depardieu; e L'amore ritorna (2004), storia nel cinema di chi il cinema lo fa, con Rubini, Fabrizio Bentivoglio, Giovanna Mezzogiorno e Mariangela Melato.

Diviene poi l'attrice preferita di Giuseppe Piccioni col quale gira Chiedi la luna (1991), insieme con Sergio Rubini, Roberto Citran e Giulio Scarpati ha scritto Morandini (il Morandini - Zanichelli editore): «Commedia di garbo all'insegna di una discrezione delicata che compensa debolezze, squilibri, facilità. M. Buy gli dà l'acqua della vita. Grolla d'oro per la regia.»; Condannati a nozze (1993) con Valeria Bruni Tedeschi, Sergio Rubini e Asia Argento, film non proprio riuscito; Cuori al verde (1996) con Antonio Catania, Giulio Scarpati e Corso Salani, storia di tre quarantenni piccolo–borghesi in crisi (Margherita è Lucia, una fragile e disincantata prostituta per necessità); e Fuori dal mondo (1997) con Silvio Orlando, Marina Massironi e Giuliana Lojodice; nel difficile ruolo di Caterina – una suora che sta per prendere i voti perpetui, cui affidano un neonato trovato in un parco – la Buy è costretta a confrontarsi con la maternità e col desiderio di realizzare la fusione di due tristi solitudini (riceve il suo secondo David di Donatello come migliore attrice protagonista).

Nel 1992 diviene il vero valore aggiunto del bel film di Carlo Verdone Maledetto il giorno che t'ho incontrato, con lo stesso Verdone, Giancarlo Dettori ed Elisabetta Pozzi; campione d'incassi, il film le ha dato una grande popolarità: è la neurotica e sensibile Camilla, attrice confusa e pasticciona che s'innamora dell'altrettanto neurotico Bernardo, critico rock, conosciuto dallo suo psicanalista. Ci riprova con Verdone in Ma che colpa abbiamo noi (2002), con Carlo Verdone, Anita Caprioli e Antonio Catania, confermando la sua incantevole corda d'ironica comicità.

Da allora è tutta una serie di ruoli di donne inquiete e tormentate, apparentemente fragili e vulnerabili ma in effetti ricche di forza interiore, tutti premiati dall'amore del pubblico e dalla considerazione della critica: il film originale e appassionato Le fate ignoranti (2001) di Ferzan Ozpetek con Stefano Accorsi, Andrea Renzi e Gabriel Garko – ha scritto Giancarlo Zappoli (http://www.mymovies.it/film/2001/lefateignoranti/): «Eliminate le tentazioni esotiche… disegna caduta e ascesa di una donna borghese le cui sicurezze si sgretolano dinanzi alla progressiva scoperta della realtà. Margherita Buy è bravissima nel sottolineare i progressivi slittamenti del cuore del suo personaggio, così come Accorsi lo è nel costruire un Michele gay convinto che vede minare dal di dentro le sue certezze in materia sessuale.» – ; e Saturno contro (2007) dello stesso Ozpetek (Nastro d'Argento) con Stefano Accorsi, Pierfrancesco Favino e Luca Argentero, fotografia di una dilaniata borghesia in un interno, in cui la Buy interpreta Angelica, una psicologa contraria al fumo e solidale nell'amicizia, il cui marito Antonio è allo sbando esistenziale.

Con Paolo Virzì è stata la protagonista dell'amaro e cinico film a sfondo politico–sociale Caterina va in città (2003), con Sergio Castellitto, Alice Teghil e Claudio Amendola; la Buy è la madre di Caterina, priva di certezze alle quali ancorare la sua fragilità di donna e di mamma (un altro David di Donatello e un Nastro d'Argento).  

Con Giovanni Veronesi ha girato il film a episodi Genitori & figli - Agitare bene prima dell'uso (2010) con Silvio Orlando, Luciana Littizzetto e Michele Placido, in cui la Buy è una dei tanti personaggi alla ricerca inutile e insensata della propria identità, consumata esclusivamente in una chiusura nell'intimo e nel privato.

Con Roberto Faenza, nel film drammatico I giorni dell'abbandono (2005), insieme con Luca Zingaretti e Goran Bregovic, è stata una sofferta e tormentata moglie e madre, abbandonata dal marito per una ragazza, che si ripiega su se stessa dimostrandosi incapace di qualsiasi sana reazione (ed è estremamente convincente nel suo tormento senza soluzione). Ha scritto Giancarlo Zappoli ("Film difficile, senza difese, con una strepitosa Margherita Buy", http://www.mymovies.it/dizionario/recensione.asp?id=35892): «Olga precipita nell'abisso della sofferenza profonda che rischia di farle perdere progressivamente il senso della realtà e del suo rapporto affettivo con i figli… Conta molto di più lo scavo nella complessità delle reazioni di una donna nei confronti di un evento traumatico come l'abbandono improvviso. Conta la forza dell'interpretazione di Margherita Buy…».
 
Con Silvio Soldini, in Giorni e nuvole (2007), insieme con Antonio Albanese, Giuseppe Battiston e Alba Caterina Rohrwacherdi, la Buy ha messo in luce tutte le sue possibilità d'interprete nel ruolo di Elsa che, appena laureatasi in Storia dell'Arte, lavora al recupero di un affresco mentre il marito Michele viene licenziato. Entrambi debbono ridurre il loro tenore di vita e riconsiderare una nuova esistenza alla luce di un duro mercato del lavoro, a loro sconosciuto: scopriranno, però, che con l'amore è possibile esorcizzare la perdita di valore sociale e realizzare una diversa soddisfacente realtà (nuovi David di Donatello e Nastro d'Argento per l'attrice romana).

Con Gabriele Salvatores gira il surreale Happy Family (2010), insieme con Fabio De Luigi, Diego Abatantuono e Fabrizio Bentivoglio, in cui due famiglie s'incontrano e si scontrano a causa di due figli quindicenni decisi a sposarsi a ogni costo.

Con Cristina Comencini gira Va' dove ti porta il cuore (1996), tratto dal noto romanzo di Susanna Tamaro, con Virna Lisi e Massimo Ghini, e Il più bel giorno della mia vita (2002), considerato il film più riuscito della regista, con Virna Lisi, Sandra Ceccarelli e Luigi Lo Cascio, che affronta con attenzione e sensibilità, con approfondimento psicologico e sguardo disincantato, i rapporti familiari e la loro complessità (la Buy si aggiudica un altro Nastro d'Argento). Margherita Buy ha partecipato anche alla piéce teatrale della Comencini Due partite, dalla quale nel 2009 Enzo Monteleone ha ricavato l'omonimo film con la stessa Buy e con Isabella Ferrari, Marina Massironi, Paola Cortellesi e Carolina Crescentin.

Con Nanni Moretti ha rivelato tutta la sua sensibilità di attrice consumata ne Il caimano (2006) con Silvio Orlando, Jasmine Trinca e Nanni Moretti (la Buy si aggiudica un altro Nastro d'Argento) e in Habemus Papam (2011) con Michel Piccoli, Jerzy Stuhr e Renato Scarpa.

Margherita Buy sta per regalarci la sua preziosa partecipazione all'ultimo film di Ferzan Ozpetek, Magnifica presenza (2012), storia di Pietro, un giovane pasticciere siciliano che va a Roma inseguendo il suo sogno di diventare attore, uno dei soliti film densi di sentimenti del regista di origini turche, che in passato ha già saputo valorizzare le capacità interpretative dell'attrice romana. La Buy reciterà insieme a Elio Germano, Beppe Fiorello, Vittoria Puccini, Andrea Bosco e Platinette.

Un'intervista rilasciata da Margherita Buy (insieme con Fabio Volo) a Costanza Rizzacasa su "A" (13 aprile 2010), ci ha consentito di conoscere un po' meglio la nostra cara attrice romana. Alla domanda su che cosa l'attraesse nell’altro sesso, ha risposto: «Quasi nulla. Non mi piacciono molto, gli uomini. Ne ho avuto pochissimi e diluiti nel tempo. Diversi in tutto, tranne che nella personalità ipertrofica. Mai tranquilli, né particolarmente buoni. E sempre superconcentrati su se stessi. Del resto, io sono molto schiva. I maschi adoranti e appiccicosi genere cavalier servente mi mettono a disagio… Il partner da cui fuggire sono io, così complicata e piena di difetti. In un rapporto sono sempre quella che dà più problemi. Mi agito troppo, non sono lineare, ho tanti lati oscuri… Mi riconosco nei film in cui si urla e si lanciano piatti. Io faccio di peggio: sono violenta, alzo le mani… Ogni storia ha una data di scadenza, come lo yogurt… I cambiamenti mi sgomentano. Però se prendo una decisione, non torno indietro. Poi certo si soffre. Ma restare per certificare l’incapacità di una storia è molto peggio… Se smette di funzionare, persino il rapporto più intenso finisce.».

1 commento:

  1. Gli occhi di Margherita mi fanno sospirare, mi fanno sognare!

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