giovedì 5 gennaio 2012

Sir Terence Rattigan, non solo un grande drammaturgo



Sir Terence Rattigan

Uno dei più notevoli drammaturghi e sceneggiatori britannici del Ventesimo secolo, Terence Rattigan, nacque a Londra il 10 giugno del 1911.

Di origini irlandesi, apparteneva a un’influente – ma non ricca – famiglia: il nonno era stato un membro del Parlamento e il padre era un diplomatico. Per i continui viaggi del padre, durante la sua infanzia, Terence fu lasciato per mesi in Cornovaglia presso la nonna, una severa e fredda Lady inglese. Separato dalla moglie e uomo frustrato, il padre di Rattigan caricò su di lui smisurate aspettative e un forte desiderio di rivalsa (lo avrebbe voluto diplomatico come lui e campione di cricket). Pur oppresso da mille ambizioni e controllato a vista, Rattigan si abbandonò ben presto e con entusiasmo al suo interesse per il teatro, iniziando a scrivere sia briose commedie sia drammi intensi e sofferti (per il teatro, abbandonò il Trinity College di Oxford che stava frequentando).

Talento precoce, ad appena 25 anni, si fece notare per la farsa rappresentata nel 1936 Un francese senza lacrime (French Without Tears), e a cadenza quasi annuale seguirono altre commedie deliziose, tra le quali: Dopo il ballo (After the Dance) (1939), Mentre splende il sole  (While the Sun Shines) (1943) e Amore nell’ozio (Love in Idleness) (1944).

Fu un acuto osservatore di costume e con elegante perspicacia si fece interprete degli ideali e delle contraddizioni dell’upper–class inglese, dando voce alle umane emozioni e denunciando contemporanea­mente riti, convenzionalismo formale e ipocrisie di quell’ambiente; parlò, tuttavia, a un pubblico “medio”, desideroso di un intrattenimento piacevole. Seppe guardare, inoltre, a un teatro più d’azione che d’idee, molto attento alla psicologia dei personaggi. I suoi testi suscitarono spesso l’entusiasmo dei più importanti produttori cinematografici inglesi e americani. La critica definì le sue commedie «gaie, argute, contemporanee senza essere sgradevolmente moderne» e la sua voce «una voce di protesta accettabile, che non avrebbe mai potuto creare imbarazzo o noia a coloro che stabilivano cosa fosse politicamente o artisticamente accettabile».

Raggiunse la fama vera nel 1946 con Il cadetto Winslow (The Winslow Boy), che vinse l’Ellen Terry Award a Londra e il New York Film Critics Circle Awards (ha ispirato il film di David Mamet del 1999 con Guy Edwards e Jeremy Northan); il dramma era stato tratto dalla storia vera di un cadetto che, accusato ingiustamente per un piccolissimo furto, riesce a dimostrare in sede giudiziaria la sua innocenza con un procedimento lungo ma molto costoso per la famiglia. Seguirono La versione Browning (The Browning Version) (1948) – nota in Italia come Addio Mr. Harris – e il capolavoro Tavole separate (Separate Tables), che in modo mirabile rappresentò l’isolamento sociale e il deficit comunicativo di un gruppetto di uomini e donne (poveri ma repressi da un falso senso di dignità) che agivano nel chiuso ambiente di una grigia pensione alto–borghese, resa ancor più triste dalle regole imposte da un ottuso e rigido formalismo. Il successo strepitoso dell’opera (ebbe più di settecento repliche consecutive) aprì a Rattigan le porte dei più grandi teatri del mondo. Il dram­ma divenne il bel film di Delbert Mann (1958), con Burt Lancaster, David Niven, Debora Kerr e Rita Hayworth (ebbe sette nomination e vinse due Oscar).

Dotato di facile vena artistica, Rattigan scrisse numerose altre commedie dalla struttura teatrale perfetta e dalla tecnica impeccabile, con un dialogo moderno e frizzante; sono da ricordare: Chi è Sylvia (Who Is Sylvia) (1951), Il profondo mare azzurro (The Deep Blue Sea) (1952) – è a fine lavorazione il film inglese diretto da Terence Davies con Rachel Weisz, Tom Hiddleston e Ann Mitchell, tratto da quest’opera – e Il principe addormentato (The Sleeping Prince) (1953), dal quale Rattigan trasse la sceneggiatura per il film Il Principe e la Ballerina (The Prince and the Showgirl), commedia romantica, diretta e interpretata nel 1957 da Laurence Olivier, protagonista femminile un'affascinante Marilyn Monroe.

Uomo affabile ma pieno di malinconica inquietudine, nei suoi testi talora autobiografici tradiva una latente omosessualità (ebbe numerose brevi relazioni sentimentali, tenute tutte molto segrete). Nel 1957, però, col dramma Variazione sul tema, tentò di affrontare apertamente il tema del­l'omosessualità; purtroppo il dramma non ebbe successo e provocò anche molte reazioni negative (i tempi non erano ancora maturi!) ma servì a Terence per trovare il coraggio di vivere con meno imbarazzo e con più sincerità le sue esperienze esistenziali.

Dopo un successo ininterrotto durato venti anni, negli ultimi anni Cinquanta, Terence Rattigan cominciò a essere considerato un drammaturgo superato e “vecchio–stile”: bussavano alla porta gli “Angry Young Men” (Gli Arrabbiati) che, con le loro idee dissacranti e i loro testi di rottura, con il loro esser contrari all’ipocrisia e alla mediocrità culturale dell’alta borghesia, fecero a pezzi il teatro inglese tradizionale. John Osborne, l’autore di Ricorda con rabbia, per affermare la sua diversità creativa, diceva: «Guarda, io non sono Terence Rattigan». In effetti, Rattigan non aveva nessuna simpatia per quel mondo nuovo che nemmeno conosceva e continuò a scrivere e a portare sulla scena i suoi testi classici, rivolgendosi al suo pubblico tradizionalista che gli rimase sempre fedele. Di quest’ultimo periodo, nel quale – di fatto – non conobbe né la perdita del successo né il declino della vivacità letteraria, ricordiamo: Ross (1960), che racconta la biografia romanzata di Lawrence d’Arabia; Uomo e ragazzo (Man and Boy) (1963); e Lascito alla nazione (Bequest to the Nation) (1977), uscito postumo nel 1978, che narra gli ultimi giorni di Horatio Nelson, indugiando sui suoi più intimi segreti amorosi.

Oltre che un brillante drammaturgo, Rattigan fu un ottimo sceneggiatore per la radio, la televisione e il cinema. Come abbiamo già ricordato alcune sceneggiature cinematografiche furono tratte dai suoi lavori teatrali più importanti, ma altre – spesso commerciali – furono originali, come quelle di Ali del futuro (Breaking the Sound Barrier) (1952), che gli meritò una nomination all’Oscar per la migliore sceneggiatura, diretto da David Lean con Dinah Sheridan, Ralph Richardson e Ann Todd; International Hotel (The V.I.P.s) (1963) di Anthony Asquith con Elizabeth Taylor e Richard Burton; Una Rolls–Royce Gialla (The Yellow Rolls–Royce) (1964) di Asquith con Alain Delon, Rex Harrison e Jeanne Moreau; e Addio Mr. Chips (Goodbye Mr. Chips) (1969), un film musicale diretto da Herbert Ross con Petula Clark, Peter O’Toole e Michael Redgrave (aveva ricavato la sua sceneggiatura dal romanzo di James Hilton del 1934, già adattato per il cinema nel 1939). Partecipò ad alcuni film, oltre che come sceneggiatore, anche come attore.


Nel 1964 Rattigan aveva comprato una villa nelle Bermuda, ove viveva molto confortevolmente grazie ai ricchi proventi delle sue sceneggiature (in quel periodo era lo sceneggiatore più apprezzato e pagato del mondo!). Nel 1971 la Regina lo nominò Baronetto; quasi contemporaneamente fu colpito da una leucemia che lo portò a morte nel 1977 (era il 30 novembre e aveva soltanto 66 anni). Ancora oggi, le sue commedie piene del più classico humour inglese sono molto rappresentate, soprattutto in Inghilterra ove Terence Rattigan è considerato una vera e propria icona nazionale. ("Persinsala.it", 15 giugno  2011)

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