lunedì 27 febbraio 2012

Lawrence Durrell, una pietra miliare della letteratura mondiale



Lawrence Durrell



Cento anni addietro, il 27 febbraio del 1912, nasceva a Jalandhar (India Inglese) Lawrence Durrell, grande scrittore, poeta e drammaturgo britannico, che è stato però sempre considerato un cosmopolita (scopriva se stesso andando alla scoperta di posti diversi e di altri luoghi). La sua città natale si trovava nel nord dell'India vicino al Tibet e questo fece sì che negli ultimi anni Durrell si attribuisse «una mentalità tibetana (a Tibetan mentality)».

Lawrence Durrell era il fratello maggiore di Gerald Durrell (1925–1995), zoologo–esploratore e divulgatore della scienza popolare, molto noto per la “Durrell Wildlife Conservation” (volta a salvare le specie in via di estinzione) e per lo Zoo sull'isola di Jersey nelle Isole del Canale. Anche i genitori erano coloni di discendenza inglese ed irlandese nati in India (il padre Lawrence Samuel Durrell era un ingegnere). Lawrence fece i suoi primi studi presso il St. Joseph's College (North Point, Darjeeling). La famiglia si era trasferita in Inghilterra in seguito alla morte del padre avvenuta nel 1928, stabilendosi nella zona meridionale di Londra (Upper Norwood–Crystal Palace). In Inghilterra frequentò la St. Edmund's School (Canterbury) ma, alienato e disgustato dal duro regime scolastico inglese, fallì la sua ammissione all'Università. Dall'età di 15 anni aveva iniziato a scrivere poesie; la sua prima raccolta di poesie, Quaint Fragment, fu  pubblicata nel 1931: aveva soltanto 19 anni.

Nel 1935 aveva sposato la pittrice Nancy Isobel Myers (la prima delle sue quattro mogli), dalla quale ebbe la figlia Penelope Berengaria; il matrimonio finì nel 1942 e Nancy si trasferì con la bambina a Gerusalemme.

Lawrence si trovava male in Inghilterra: non amava né il clima né gli usi e i costumi inglesi; parlava di «the English death (la morte inglese)» e aggiungeva: «la vita inglese è realmente un'autopsia. è tanto tanto desolata.». Per le sue pressioni, nel 1935 i Durrell si trasferirono sull'isola greca di Corfù (prima a Kontokali, poi a Kalami) ove potevano vivere una vita meno dispendiosa e molto più calda, voluttuosa e libera (quasi bohemien). Questo fatto mutò la carriera di Lawrence e Gerald che sempre amarono e celebrarono il mondo mediterraneo: vi rimasero fino al 1939. Pur avendo conservato il passaporto inglese, Lawrence – che chiamava la sua terra «Pudding Island» – si fermava in Inghilterra il meno possibile. Di quel periodo è l'audace romanzo Pied Piper of Lovers (1935) – ne furono vendute soltanto poche copie e le altre furono distrutte; Alan Thomas – che da editor nel 1969 ne pubblicò un'ampia selezione nell'antologia “Spirit of  Place: Letters and Essays on Travel” – descriveva quel testo come: «un qualche sforzo "mai sperimentato" con nessun vero presagio di ciò che sarebbe venuto dopo». Seguì Panic Spring (1937) storia di un ricco e solitario greco, proprietario di un'isola greca, scritta con lo pseudonimo di Charles Norden, che riprendeva alcuni personaggi del primo libro. In quegli anni, colpito dal suo inquietante romanzo “Tropico del cancro (Tropic of Cancer)”, ebbe modo di conoscere per iscritto Henry Miller: iniziò così un'amicizia e una collaborazione critica durata 45 anni (nel 1962, a cura di George Wickes, fu pubblicato l'epistolario Lawrence Durrell and Henry Miller: A Private Correspondence). Questi suoi primi romanzi furono certamente influenzati dal tono grottesco e dall'umore apocalittico di Miller, del quale Durrell nel 1960 curò la raccolta antologica The Best of Henry Miller.

Le esperienze e i ricordi personali di questo periodo greco ispirarono Il libro nero (The Black Book: An Agon) (1938), sempre ispirato fortemente dall'opera e dai consigli di Miller, storia di Lawrence Lucifer, che si sforza di sfuggire alla sterilità spirituale, all'effetto di morte dell'Inghilterra per trovare calore e fertilità in Grecia; per la sua estrema originalità, il testo piacque a Thomas Stearns Eliot. Fu pubblicato a Parigi ma non in UK, sino al 1973, a causa della sua oscenità (a proposito di questo libro, Durrell disse: «nello scriverlo, per la prima volta ho sentito il suono della mia voce»).

Nel 1941, Lawrence e Nancy dovettero abbandonare la Grecia, a causa del pericolo nazista e andarono al Cairo. Durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale, Lawrence fu addetto al servizio informazioni britannico al Cairo e in Alessandria, ove conobbe Yvette Cohen, detta Eve, che gli servì da modello per il personaggio di Justine, una bellissima ebrea di Alessandria, nel suo celebre The Alexandria Quartet; quella Justine che sosteneva: «Non l'amore è cieco, ma la gelosia». Lawrence sposò Eve nel 1951, avendone la figlia Sappho Jane.  

Liberato da una prigione egiziana nel 1945, Durrell fu finalmente libero di ritornare in Grecia e trovò una sistemazione come direttore delle pubbliche relazioni delle isole del Dodecaneso a Rodi, ove rimase sino al 1947; in questo periodo pubblicò La cella di Prospero (Prospero's Cell), un libro di memorie ispirato al paesaggio e ai costumi dell'isola di Corfù che tanto aveva amato in gioventù (l'esperienza nella stessa Corfù ispirò al fratello Gerald il divertentissimo e interessante “My Family and Other Animals”). Seguirono: Cefalù (Cefalü) (1947), ripubblicato con il titolo Il labirinto oscuro (The Dark Labyrinth) (1958), storia simbolica e visionaria di un gruppo di viaggiatori che si perdono a Creta in un labirinto sotterraneo, forse quello del minotauro (fu adattato per la TV nel 1963), e Riflessioni su una Venere marina (Reflections on a Marine Venus) (1953), una guida al paesaggio di Rodi, in cui lo scrittore faceva una celebrazione lirica dell'isola.

Nel 1947 Durrell fu a Córdoba (Argentina) e nel 1949 fu mandato a Belgrado (Jugoslavia) ove rimase sino al 1952. Quest'ultimo soggiorno gli ispirò White Eagles Over Serbia (1957).

Nel 1952 andò con Eve e la bambina a Cipro, ove rimase sino al 1956, insegnando "English literature" e ritrovando la serenità per scrivere in libertà: questo periodo esistenziale è stato raccontato in Limoni amari (Bitter Lemons) (1957), che vinse il Duff Cooper Prize.

Nel 1955 Durrell si separò da Eve Cohen e nel 1961 si sposò con un'altra donna ebrea nata in Alessandria, Claude-Marie Vincendon, con la quale si trasferì a Cipro.

Raggiunse la notorietà di un autore di statura internazionale con Il Quartetto di Alessandria (The Alexandria Quartet) (1957–1960), un vero grande capolavoro del Novecento, composto da quattro romanzi ambientati in Egitto prima e durante la guerra, Justine, Balthazar, Mountolive e Clea, nei quali – in un suggestivo “Rashomon” (dal bel film di Akira Kurosawa del 1950, emblema della relatività di ogni prospettiva e dell’impossibilità di ottenere la verità su un evento in presenza di diversi testimoni) – esplorando i temi dell'amore moderno si racconta con grande ricchezza di personaggi memorabili, in una cruda atmosfera sensuale e in una società in decadenza, la medesima storia di amore e perversione osservata da quattro punti di vista diversi (lo stesso Durrell parlò di tecnica «relativistic»). La vicenda prima viene narrata da Darley, che racconta il suo amore folle per la bellissima Justine che sembra ricambiarlo; poi l'amico e medico egiziano Baltazhar interviene per dare un'altra interpretazione dei fatti; poi è la pittrice Clea che racconta la sua versione; e infine è l'ambasciatore Mountolive che rivela un recondito disegno politico (Justine tradisce il marito, un ricchissimo copto, ma si scoprirà che entrambi hanno un interesse politico nell'influenzare la politica medio–orientale, allo scopo di difendere gli interessi della minoranza copta). Sotto l'influenza di Freud e del marchese de Sade, e contro il conformismo puritano anglosassone, Durrell riuscì a dimostrare non soltanto la relatività della verità ma la stessa imperscrutabilità dell'identità umana, che esiste soltanto in funzione di chi l'osserva. L'opera impressionò la critica e il pubblico per la vivacità dei personaggi e la ricchezza dello stile, per l'andirivieni tra le vicende sentimentali e i complotti politici, per l'umbratile ambiguità e la crudele forza della seduzione, per la brutale sensualità e il languore dei sentimenti, per lo studio pieno di ombre e oscurità dell'inafferrabile psicologia umana, e infine per l'esotismo delle storie e degli ambienti (protagonisti anch'essi alla stregua dei personaggi umani). Per questa sua opera grandiosa e complessa, Durrell fu nominato per il Nobel ma fu prontamente liquidato per il suo «dubbio gusto» e per le sue «preoccupazioni monomaniacali con complicazioni erotiche». Raymond Carver aveva scritto di lui: «Ritengo che l'opera di Lawrence Durrell sia unica e insuperata per quanto riguarda il linguaggio.».

Di Alessandria d'Egitto – con le sue atmosfere decadenti e con la sua società cosmopolita che mescola razze, religioni, culture e nazionalità diverse – Durrell aveva scritto: «Cinque razze, cinque lingue, una dozzina di religioni, cinque flotte nel porto. Ma i sessi sono più di cinque… principessa e mignotta, città reale e anus mundi… Insomma, che cos'è questa nostra città? Che cosa si riassume nella parola Alessandria? In un lampo l'occhio della mente mi mostra migliaia di strade tormentate dalla polvere. Mosche e accattoni la possiedono oggi – e tutto ciò che si gode un'esistenza intermedia tra le une e gli altri.». Ma la sua era una città più visionaria che reale, impressionista nel colore e torbidamente misteriosa nella ricostruzione letteraria. Durrell era solito frequentare il caffè Pastroudis, vero e proprio caffè letterario, ritrovo negli anni quaranta e cinquanta di scrittori, artisti e intellettuali, ultimo delle illustri vestigia di Alessandria quando ancora vi abitavano Lawrence Durrell, Somerset Maugham, Noel Coward e del poeta greco alessandrino Costantino Kavafis (che viveva sopra un bordello lì vicino e all'angolo di una chiesa).

Sul Corriere della Sera (27 agosto 2008, pag. 43), in “Il Classico: Una rilettura della quadrilogia pubblicata mezzo secolo fa. Nelle pagine del grande scrittore rivive un mondo mediterraneo al crepuscolo – Lawrence Durrell: Ultima estate ad Alessandria la città degli amori impossibili”, Giorgio Montefoschi così scrive in modo impareggiabile: «Una sottile disperazione invade l'anima del lettore quando comincia a rendersi conto che Il Quartetto di Alessandria di Lawrence Durrell (ha mezzo secolo, oramai, […]) è arrivato al momento in cui si consumeranno gli addii. Molti personaggi, come Melissa la ballerina del night–club, sono morti. Altri partiti. Altri, come il diplomatico Mountolive, sono invecchiati e partiranno. Altri, talmente trasformati da rendersi irriconoscibili: come la dea di questo romanzo, Justine. […] Alessandria – la città costruita su un promontorio di ardesia come una diga per contenere la marea della tenebra africana, la città delle Cabala e di Kavafis, delle sette e dei credi, ma anche della dissipazione, non può far altro che inghiottire definitivamente se stessa, trasformarsi in un sogno, e decretare la fine di ogni amore. Infatti, è come in sogno che Darley, lo scrittore ferito nell'amore, può contemplarla dalle sponde dell'isoletta greca nella quale si è ritirato per cercare di districare il viluppo dei sentimenti e ricostruire gli avvenimenti e il tempo […] C'è un albergo, il Cecil, al centro della Corniche, nei cui specchi appare per la prima volta Justine, una delle tre donne amate da Darley (le altre sono Melissa e Clea). […] Figlia di una povera famiglia proveniente da Salonicco, Justine ha subito due traumi: è stata violentata da un parente quando era ragazzina, e un giorno la sua bambina è scomparsa. […] ama Darley, lo scrittore timido, […] dona a tutti il suo corpo, “ma è incapace di concedere il suo vero io, perché non sa dove si trovi”. Memorabili sono le due scene nelle quali Justine seduce Darley. […] “Da quel momento”, scrive Darley, “i suoi baci furono tremende pugnalate dolci che lasciavano senza fiato, interrotte solo da un riso selvaggio”. […] “Il corpo nudo e aspro di Justine”, scrive Darley, “si muoveva come trattenuto entro la lente di ingrandimento di una lacrima gigantesca”. […] Cosa temono, nell'amore, gli stranieri che abitano Alessandria? Perché ripetono ossessivamente che l'unico amore possibile è quello che si nutre della perdita o del tradimento? Che si va a letto con una persona solo per evitare di innamorarsi di quella persona? […] Assediati nelle loro case dalla tenebra africana, […]; soffocati dagli odori del sudore e delle spezie, dell'orina e del gelsomino appassito, gli alessandrini occidentali scrutano in quella foresta buia della mente, nel buio di quella vecchia carne insaziata di desideri, ma non trovano una risposta al mistero dell'amore. Neppure nelle pagine finali del romanzo riusciranno a capire perché, amando tanto, hanno sofferto tanto. […] E tutti se ne andranno, per sempre. E la città meravigliosa verrà inghiottita nella memoria, col suo mistero.».

Nel 1969 il regista americano George Cukor manifestò l'intenzione di portare sullo schermo The Alexandria Quartet ma, a causa della sua complessità, fu costretto a sfoltire e a semplificare e nel suo film Justine (della 20th Century Fox) rimase soltanto la parte melodrammatica. Lawrence B. Marcus e Ivan Moffat furono gli sceneggiatori e tutti straordinari gli interpreti: Anouk Aimée (Justine), Michael York (Darley), John Vernon (Nessim, il ricchissimo copto al quale Justine si è legata con un contratto matrimoniale che non contemplava l'amore, ma del quale era forse innamorata), Dirk Bogarde (Pursewarden, un altro scrittore che la disprezza e che forse proprio per questo Justine ama), Anna Karina (Melissa, una giovane ballerina di night–club e prostituta, tubercolotica e drogata, amante di Darley), George Baker (l'ambasciatore David Mountolive), Robert Forster (Narouz), Philippe Noiret (Pombal), Elaine Curch (Liza) e Seven Darden (Balthazar). Il regista fu costretto a mantenere alcuni temi portanti del libro (omosessualità, incesto, prostituzione infantile, droga e travestitismo) e questo creò per il film comparso in Italia col titolo Rapporto a quattro non pochi problemi con la censura italiana che tagliò ben 14 minuti del film. Su il Morandini di Laura, Luisa e Morando Morandini (Zanichelli editore, Torino) è scritto: «Nel 1938 ad Alessandria d'Egitto la bella moglie di un ricco banchiere influenza i destini di quelli che incontra. Cukor prese in corsa la direzione del film, iniziato e già guastato da Joseph Strick anche a causa di una sceneggiatura che aveva trasformato la materia narrativa di Lawrence Durrell in un fumettone alla Peyton Place con cammelli. Non fece altro che limitare i danni.».

Nel 1967 la moglie di Durrell Claude morì di cancro, lasciando Lawrence nello sconforto, che si stabilì nel sud della Francia, a Sommières, un piccolo villaggio nel Languedoc, ove aveva comprato una grande casa. Pubblicò The Revolt of Aphrodite, comprendente Tunc (1968) e Nunquam (1970), il suo lavoro più criticato, che narra la storia dell'inventore di talento Felix Charlock coinvolto in una misteriosa macchinazione.

Nel 1973 Durrell sposò la francese Ghislaine de Boysson (dalla quale divorziò nel 1979). A questo periodo appartiene The Avignon Quintet, col quale sperava di replicare il successo di The Alexandria Quartet; fu un tentativo di risolvere in modo nuovo e su diverse basi ideali gli stessi temi di The Alexandria Quartet e includeva: Monsieur, o Il principe delle tenebre (Monsieur, or the Prince of Darkness) (1974) vincitore del James Tait Black Memorial Prize, Livia, o Sepolta viva (Livia: or, Buried Alive) (1978), Constance: pratiche solitarie (Constance: or, Solitary Practices) (1982) che rappresentava la Francia sotto l'occupazione tedesca (nominato per il Booker Prize), Sebastian: or, Ruling Passions (1983) e Quinx: or, The Ripper's Tale (1985). Seguirono: Carosello siciliano (Sicilian carousel) (1977), una celebrazione della Sicilia; Le isole greche (The Greek islands) (1978), un omaggio lirico alle isole della tanto amata Grecia; e Caesar's Vast Ghost (1990), un inno alla Francia e alla Provenza.

Lawrence Durrell fu anche un raffinato poeta, amato per la vivacità dei suoi versi e per la concretezza espressiva delle sue poesie. Si ricordano: Dieci Poesie (Ten Poems) (1932), Paese privato (A Private Country) (1943), Apparenza di presunzione (On Seeming to Presume) (1948), Selected Poems: 1953–1963 (1964) e Collected poems: 1931–1974 (1980). Peter Porter, nella sua introduzione a Selected Poems, scrisse di Durrell in quanto poeta: «Uno dei migliori degli ultimi cento anni. E uno dei più divertenti.» (Porter P., ed., Lawrence Durrell: Selected Poems, Faber and Faber, 2006).

Durrell amò molto il teatro; sono da ricordare: Bromo Bombastes (1933) scritto con lo pseudonimo di Gaffer Peeslake, Saffo (Sappho: A Play in Verse) (1950), An Irish Faustus: A Morality in Nine Scenes (1963) e Acte (1964), adattato nel 1968 per la TV greca con il titolo “Skyytian välikohtaus”.

Scrisse anche saggi, tra i quali A Key to Modern British Poetry (1952) e Un sorriso nell'occhio della mente (A Smile in the Mind's Eye) (1982).

Notevoli e interessanti sono i suoi libri di viaggio (di cui abbiamo già parlato): da giramondo e cosmopolita, aveva scritto: «Viaggiare potrebbe essere una delle più forme più gratificanti dell'introspezione». Fu anche fotografo e pianista (aveva scritto: «La musica è stata inventata per confermare la solitudine umana»).

Una serie di racconti umoristici sulla sua vita e le sue esperienze nel corpo diplomatico, pubblicati precedentemente su riviste, comprendeva: Esprit de corps: sketches from diplomatic life (1957); Stiff upper lip (1959), adattato per la TV dallo stesso autore nel 1968; Sauve qui peut (1966) e la raccolta comica Antrobus Complete (1985).

Molti dei suoi testi sono stati tradotti e pubblicati in Italia da Einaudi (su L'Arcipelago Einaudi), Longanesi, Feltrinelli, Fazi e Mursia. Molte informazioni per la preparazione di questo profilo biografico sono state tratte da MacNiven, Ian S., Lawrence Durrell: A Biography. Faber and Faber, 1998.

Nel 1980 è stata creata la fondazione del “The International Lawrence Durrell Society (ILDS)” con lo scopo di facilitare lo studio e la comprensione del lavoro di Lawrence Durrell e di promuovere conferenze e seminari; pubblica la newsletter “The Herald” e il “Deus Loci: The International Lawrence Durrell Journal”. Richard Pine ha fondato la “The Durrell School of Corfu” (di cui adesso è Direttore Emerito), che tra le sue attività include seminari culturali (destinati allo studio di Lawrence e Gerald Durrell) ed escursioni per esplorare la ricca storia culturale e l'architettura del bacino del Mediterraneo (dal 20 al 27 giugno la Scuola organizzerà il convegno Lawrence Durrell and Corfu: A Centenary Appraisal).

Sofferente di enfisema cronico, distrutto dal suicidio della figlia Sappho Jane avvenuto nel 1985, Lawrence Durrell  morì per un ictus nella sua casa di Sommières in Francia il 7 novembre del 1990: aveva 78 anni.


2 commenti:

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