giovedì 29 marzo 2012

Lucille Fletcher, Barbara Stanwyck e Il terrore corre sul filo


Violet Lucille Fletcher                                Barbara Stanwyck 



Avrebbe oggi cento anni, Violet Lucille Fletcher nata a Brooklyn, New York, il 28 marzo del 1912, regina incontrastata del mistero e della “suspense”, scrittrice e autrice di gialli, sceneggiatrice televisiva e cinematografica, rimasta insuperata per i suoi tesi noir e per i suoi thriller appassionanti. La Fletcher resta fulgida luce nell'Olimpo del cinema per Il terrore corre sul filo del 1948, da cui era stato tratto prima un esaltante sceneggiato radiofonico in 22 minuti e poi lo splendido film che tutti noi conosciamo e che ci ha fatto fremere di ansia angosciosa.

Nel 1933 si era diplomata al Vassar College di New York e aveva iniziato lavorando come bibliotecaria del reparto musica presso la Columbia Broadcasting System, come impiegata all’ufficio diritti e come autrice di testi pubblicitari. Era stata assunta poi alla CBS Radio, collaborando insieme con il primo marito, il celebre compositore e direttore d'orchestra newyorchese di origini russe Bernard Herrmann (1911–1975) – era il direttore della CBS Orchestra e diventerà uno dei più grandi autori di colonne sonore cinematografiche (lavorò con Alfred Hitchcock, Orson Welles, François Truffaut, Brian De Palma e Martin Scorsese e ricevette il premio Oscar nel 1942 per le musiche di L'oro del demonio All That Money Can Buy, film diretto nel 1941 da William Dieterle). Lucille si sposò con lui soltanto nel 1939, dopo cinque anni di corte serratissima e in seguito a un ultimatum definitivo, a causa dell'opposizione dei suoi genitori che non ne approvavano né le idee politiche né la personalità considerata mistificatrice (in realtà, lui era ebreo e loro protestanti conservatori). Entrambi erano due intellettuali amanti dei classici della letteratura inglese e americana; Bernard sostenne molto Lucille nelle sue ambizioni letterarie e, per il marito, Lucille aveva adattato in un omonimo libretto d'opera il romanzo Cime tempestose (Wuthering Heights) di Emily Brontë; completò il progetto nel 1951 (quando erano già divorziati da tre anni). Negli ultimi anni '40, la coppia aveva lasciato New York ed era partita per Hollywood perché Herrmann aveva accettato di scrivere le musiche del film di Orson Welles Citizen Kane, uno dei più bei film della storia del cinema

Con lui la Fletcher ebbe due figlie, Dorothy Louise –  anche lei scrittrice, nota per la biografia Helen Keller: a life, dedicata alla ragazza sordo–muto–cieca educata da Ann Sullivan – e Wendy Elizabeth (vedere: “Lucille Fletcher: Radio's First Queen of Screams”, The Dagger of the Mind, Online journal of mystery, suspense and horror in Theatre, Radio, and Live Television, http://web.archive.org/ web/20091027132313/http://geocities.com/Vienna/Stage/1045/Features/Fletcher .html).

Aveva scritto: «Sono cresciuta in un'era in cui la radio era un mezzo meraviglioso di comunicazione per l'immaginazione» (vedere “Obituarie: Violet Lucille Fletcher, a mistress of suspense”, The Economist, http://www.economist.com/node/368501). Tra i numerosi suoi radiodrammi, sono da ricordare: My Client Curley (1940), che divenne il film con Cary Grant Once Upon a Time; The Hitch Hiker (1941), storia inquietante e piena di tensione di un autostoppista che segue il protagonista attraverso un viaggio per la nazione (il giovane Ronald Adams lascia la madre nella sua casa di Brooklyn per andare con l'auto sull'altra costa americana a Gallup, nel Nuovo Messico, ma durante il viaggio entra in un incubo angoscioso a causa delle ripetute apparizioni di un uomo, che porta una ventiquattrore e che ha delle gocce di pioggia sulle spalle: sembra sempre trovarsi un passo avanti rispetto allo spaventato automobilista) – ruolo pensato per Orson Welles che per primo lo interpretò presso il Mercury Theater della CBS nel 1941 –; Remodeled Brownstone; The Furnished Floor; la storia horror The Diary of Sophronia Winters (1943), interpretata in radio da Agnes Moorehead e Ray Collins, che narra di Saphronia Winters, una quarantenne che decide di cambiar vita dopo la morte del padre invalido e che incontra e sposa Hiram Johnson, l'affascinante proprietario di un albergo che sembra legato in modo oscuro a una cognata (Saphronia scoprirà ben presto cosa si nasconde dietro questo matrimonio e dietro il mistero della cognata); The Search for Henri Le Fevre; Fugue in C Minor (1944), un altro tema horror di epoca vittoriana, carico di ansia, incubi e sospetto, teso e penetrante, che soltanto la Fletcher avrebbe potuto scrivere (due piccoli bambini credono che il loro padre, un organista, abbia ucciso la madre e nascosto il suo corpo all'interno del grande organo di casa), il titolo si riferisce alla composizione musicale per organo di Johann Sebastian Bach, e le voci dei protagonisti erano quelle di Vincent Price e Ida Lupino; The Thing in the Window, interpretato per la prima volta da Joseph Cotten nel 1946 (la seconda versione, del 1949, vedeva come interprete Robert Montgomery), storia di un uomo che è convinto di vedere attraverso la strada un corpo morto in un appartamento ma che non riesce a dimostrane la presenza, gettando nello scompiglio i vicini da lui infastiditi; Someone Else; Night Man (1988), che ha ispirato un TV–movie nel 1992; e Dark Journey and The Intruder (vedere su: http://www.escape-suspense.com/).

Nel 1949 Lucille aveva sposato in seconde nozze il narratore e drammaturgo John Douglas Wallop III (1920–1985), vincitore nel 1956 del Tony Award per il musical Damn Yankees, tratto dal suo romanzo The Year the Yankees Lost the Pennant. Andarono a vivere ad Arlington, in Virginia, e il matrimonio durò sino al 1985, anno della morte del marito.

Quattro dei suoi nove romanzi sono stati tradotti in Italia: Morte presunta (...and Presumed Dead) (1963) – che racconta di Russell Thorpe disperso con il suo aereo in azione in Germania e della giovane moglie Julie Gray che non vuole accettare l'evento; dopo otto anni, benché la morte presunta di Russell sia stata dichiarata legalmente, la madre si rifugia in un piccolo paese delle Alpi svizzere, forse, alla ricerca del figlio, – Ossessione senza fine (The Girl in Cabin B54) (1968) e La morte aveva i suoi occhi (Eighty Dollars to Samford) (1975), pubblicati nella collana “Il Giallo Mondadori” nel 1965, 1969 e 1976, rispettivamente; e Base X: settore delirio (Base X: Field Delirium), stampato nella collana “Segretissimo” nel 1966.

La filmografia della Fletcher è ricca e interessante. Ricordiamo: L'ottava meraviglia (Once upon a time) (1944) di Alexander Hall con Cary Grant, Janet Blair, James Gleason e Ted Donaldson, tratto da un racconto scritto dalla Fletcher insieme con lo scrittore Norman Lewis Corwin (1910–2011), noto per i suoi radiodrammi, trasmessi nell'età d'oro della radio americana (anni '30 e '40).

Fu poi la volta del già citato Il terrore corre sul filo (Sorry, Wrong Number – Scusi, ha sbagliato numero) (1948) di Anatole Litvak con una superba e indimenticabile Barbara Stanwyck e con Burt Lancaster, Wendell Corey e Ann Richards, prodotto dal produttore Hal Wallis (alla Paramount come produttore indipendente). Quasi un monologo telefonico, era tratto dal romanzo omonimo della Fletcher scritto con Allan Ullman del The New York Times; ispirato alla scrittrice da un fatto realmente avvenuto, è rimasto leggendario nell'immaginario del pubblico del tempo. Trasmesso sotto forma di serie radiodrammatica nel 1943 con Agnes Moorehead, fu ripreso al cinema da Barbara Stanwyck. La Fletcher avrebbe voluto Agnes Moorehead ma le si preferì Barbara, grande diva del momento, una delle attrici preferite di Frank Capra, eroina del noir, dal cui corpo trasudava fascino sessuale e calore sensuale. La scrittrice confessò di avere avuto grandi difficoltà in questa trasposizione dal breve dramma radiofonico alla più corposa sceneggiatura cinematografica, anche per le numerose interferenze subite nella scrittura del testo. Lo stress vissuto contribuì alla fine del suo matrimonio con Hermann, che si era intanto innamorato della cugina di Lucille, Kathy Lucille Anderson, un'affascinante ragazza bionda di 10 anni più giovane di lei; divorziarono a Reno e Bernard sposò Kathy ma rimasero amici fino alla morte di lui, avvenuta nel 1977. Divenuto un classico di cult, fu ritrasmesso in radio nel 1952 e una nuova versione prodotta nel 1959 per la serie “Suspense” della CBS radio ricevette nel 1960 l'“Edgar Award for Best Radio Drama”. è la storia di Leona Cotterell Stevenson, una giovane signora ricca ma neurotica, unica erede di un industriale farmaceutico (che stravede per lei), sposata da poco a un dipendente inquieto e deluso (nonostante da umile commesso sia stato promosso vicepresidente dell'industria Cotterell). Sola a casa e costretta a letto da una sindrome paralitica isterica, Leona intercetta casualmente una telefonata tra due uomini che stanno progettando l'assassinio di una donna, delitto da compiersi alle 23.15 in punto. Tenta inutilmente di allertare la polizia, che non le crede, e di contattare e ricostruire i movimenti del marito, Henry J. Stevenson, ma poi scopre che la vittima è lei stessa e che il suo assassinio è stato ordito proprio dall'amato marito, coinvolto da un'organizzazione criminale, che alla fine sembra pentirsi e vorrebbe salvarla ma non ci riesce. E tutta la vicenda, ricca di pathos, si svolge al telefono in un crescendo ininterrotto di ansia e terrore, che la donna deve fronteggiare di notte e da sola sino alla rivelazione finale e all'esito fatale. Nel 1989 Tony Wharmby ne fece il remake–TV L'omicidio corre sul filo, con Hal Holbrook, Helen Hughes, Loni Anderson, e Carl Weintraub.

Questo lavoro, dal 1943, è stato presentato quasi in continuazione in varie forme e in diverse parti del mondo, tradotto in circa 15 lingue (compresa la Zulu), e ha ispirato due film, uno di Hollywood e uno televisivo, rendendo la Fletcher ricchissima. La versione italiana del thriller radiofonico è stata realizzata nel 1952 dal mitico Anton Giulio Majano con la indimenticabile voce di Anna Miserocchi (vedere su: http://www.radio3.rai.it/). è scritto su Cinekolossal: «Dal radiodramma di Lucille Fletcher, il più famoso e moderno noir a suspense ininterrotta, filmato nello spazio cronologico del tempo reale attraverso due elementi: la zona circoscritta e l'effetto imminente. Il vero protagonista è il telefono, inquadrato da ogni angolazione e ripetutamente utilizzato come testimone diretto o, al contrario, come unica ancora di salvezza. Lo strabiliante bianconero di Sol Polito accompagna una storia che va oltre l'inquietante; un racconto segnato da forme di cinismo e che anatomizza l'impossibilità di trasmettere il pericolo incombente accentuato nella forma di un'attesa che progressivamente si tramuta in affanno. L'impiego scomposto della cinepresa dà rilievo all'asfissiante fragilità della protagonista, in un ingranaggio perfetto che tende ad isolarla nel suo immobilismo. Finale mozzafiato e angoscioso.» (http://www.cinekolossal. com/noir/1940/terrorecorresulfilo/). Ha scritto Andrea Carlo Cappi: «Incastro di flashback uniti dall'ossessiva presenza del telefono, il film copre quasi puntualmente l'arco dei novanta minuti in cui si svolge la trama. Nella sceneggiatura, l'autrice Lucille Fletcher sfrutta appieno la possibilità di abbinare immagini al proprio testo radiofonico: prendono vita non solo le sequenze retrospettive, ma anche gli ambienti che fanno da sfondo al disperato scambio di chiamate. La storia, venata di amara ironia, racconta di come una serie di messaggi vengano trascurati o fraintesi. L'impossibilità di comunicare resta il motore di un meccanismo che produce angoscia. Anche se fin dalle prime inquadrature la protagonista appare insopportabile (Barbara Stanwick è perfetta in parti di questo genere), alla fine lo spettatore non può fare a meno di identificarsi con lei, trascinato da un crescendo di suspense abilmente orchestrato.»(http://www.mymovies.it/dizionario/recensione.asp?id=24937). Hanno commentato, invece, Laura, Luisa e Morando Morandini: «Artificioso, ma efficace esercizio di suspense con una palese influenza dell'espressionismo a livello figurativo. Una Stanwyck superlativa si guadagnò una candidatura all'Oscar.» (il Morandini – Zanichelli editore).

Seguirono: La Belva dell'autostrada (The Hitch-Hiker) (1953) di Ida Lupino con Edmond O'Brien, William Talman, José Torvay e Frank Lovejoy (attore cinematografico statunitense, anch'egli nato il 28 marzo del 1912 come la Fletcher), dal racconto che era stato trasmesso per la radio adattato in forma di radiodramma dal grande Orson Welles; L'affare Blindfold (Blindfold) (1966) di Philip Dunne con Jack Warden, Claudia Cardinale e Rock Hudson; e A un'ora della notte (Night Watch) (1973) di Brian G. Hutton con Elizabeth Taylor, Laurence Harvey e Billie Whitelaw, tratto da una pièce teatrale di Lucille Fletcher.

Per la televisione, per la serie televisiva del 1960 “Ai confini della realtà (The Twilight Zone)”, aveva scritto l'episodio L'autostoppista (The Hitch hiker), diretto da Rod Serling con protagonista Inger Stevens; scrisse anche i due episodi della serie TV “Lights Out” del 1952, The Upstairs Floor e The Intruder (vedere su: http://www.escape-suspense.com/).


Violet Lucille Fletcher, che viveva a Oxford (Md.), morì in ospedale a Langhorne in Pennsylvania il 31 agosto del 2000: aveva 88 anni.

Nessun commento:

Posta un commento