lunedì 29 luglio 2013

Andrea Cutri e il suo “Eterno Divenire”


Andrea Cutri

Il chitarrista e compositore Andrea Cutri, di origini per metà sarde (la madre) e per metà friulane (il padre), è nato nel 1979 e vive e lavora a Cabras, Orestano. Giovanissimo talento, ha iniziato a studiare la chitarra da autodidatta all'età di 11 anni e a 13 anni, nel 1992, ha composto Melodia progressiva. Sin da giovane ha suonato la sua chitarra, accompagnandosi a grandi artisti in grossi concerti e vincendo numerosi premi. Il suo primo vero successo risale al 1998, quando ha pubblicato Tempesta e Assalto. Nell'estate del 2002 ha suonato con i Cordas et Cannas e nel 2004 si è esibito in un recital in cui con la sua chitarra impreziosiva una recitazione de “Il piccolo principe”. Sua è la notevole canzone E io verrò un giorno là, presentata da Patty Pravo al Festival di Sanremo del 2009 (arrivata in finale, qualificandosi sesta). Nel 2003 ha inaugurato il suo studio di registrazione “Sinis Records” (che gli permette di autoprodursi).

Vorrei, però, soffermarmi su Eterno Divenire, pubblicata nel 2011, che sembra promettere grandi cose al nostro giovane artista. Ho ascoltato su youtube il tema iniziale del concerto per chitarra e orchestra dell'opera, dal titolo “Metamorfosi delle certezze”, e – pur non essendo un'esperta – l'ho trovato di grande fascino. 

Nell'articolo Il potere dei numeri e della musica per cercare l'eterno divenire: l'opera di Cutri di Cr.S. (vedere: 
http://spettacoli.tiscali.it/articoli/musica/13/07/27/cutri-eterno-divenire.html), 
si scrive che l'opera Eterno Divenire (scritta, musicata e prodotta da Andrea Cutri) si muove tra i seguenti due temi: «La ricerca dell'eternità attraverso la comprensione delle cose e del loro divenire. Il sogno che anima da sempre gli uomini. Quelli che tentano di penetrare questo eterno divenire di ogni manifestazione del mondo attorno a noi attraverso la matematica, e quelli che usano la musica e la poesia per eternare il più totale dei sentimenti umani: l'amore.». Questa narrazione in musica ripropone l'amore tra i poeti inglesi Elizabeth Barrett e Robert Browning che vissero inizialmente una storia sentimentale per via epistolare, nata a metà Ottocento a Londra e conclusasi in Italia, dopo le nozze.  E la poetessa s'innamorò oltre che dell'Italia, anche della causa indipendentista italiana, passione che durò sino alla sua morte nel 1861. La cosa straordinaria è che adesso l'opera di Andrea Cutri si trova al vaglio di Baz Luhrmann, talentuoso sceneggiatore e regista di Moulin Rouge, che sta valutando la possibilità di metterla in scena.

Nella sua intervista Andrea Cutri accenna alla base matematico–filosofica della narrazione e al «tema parallelo a quello della storia d'amore, cioè la ricerca del codice su cui si fonda ogni cosa collegato a sua volta con la struttura musicale», e riporta come nel disco (cofanetto più libretto) suonino grandi musicisti come Dave Weckl (Chick Corea) Tony Levin (Peter Gabriel, King Crimson) e Gavin Harrison (batterista di Incognito, Claudio Baglioni, Franco Battiato, Porcupine Tree). Di artisti ne ha coinvolti più di 50, senza poi grandi difficoltà per quelli più famosi (e senza parlare di soldi): «Grandi musicisti con la passione dei ragazzini innamorati della musica. […] Oltre a guadagnare in suono e qualità musicale con questi super professionisti si risparmia un sacco di tempo. Ma alle registrazioni hanno collaborato anche molti ottimi musicisti italiani, alcuni dei quali provenienti dalla mia Sardegna.».

Cutri riporta la sua intenzione di mettere in scena l'opera: «Ora stiamo lavorando sulla messa in scena, la cosa importante è valutare quanto è costoso realizzare le idee. Alcune delle quali sono strabilianti». Cutri è riuscito a contattare Baz Luhrmann nel modo seguente: «L'autrice dei testi in versione inglese, Marisa Raoul, è stata intervistata da una giornalista in Australia e ha parlato del progetto. Caso ha voluto che questa giornalista sia la moglie dello sceneggiatore Luhrmann, nonché la costumista dei suoi film. Il regista aveva già l'idea di produrre un film musicale a tema romantico ambientato nell'Ottocento ed è rimasto colpito dalla mia opera. Anche perché ne ha scoperto il contenuto matematico–filosofico […].».

Questa notizia mi ha entusiasmato, perché ho pubblicato il libro Se devi amarmi… amami per amore Elizabeth Barrett e Robert Browning: Biografia di un amore (Aracne editrice, Roma, 2012) col desiderio di far conoscere in Italia i due quasi sconosciuti poeti e il loro amore immortale. Tra biografia e selezione antologica, il mio saggio racconta (attraverso le poesie e le lettere) la vita e l'amore di questi due grandi poeti vittoriani Elizabeth Barrett e Robert Bro­wning, nati per amarsi in fusione di anima e corpo (affettività e sensualità), adatti a condividere sogni, sfide morali e ideali artistici. Appassionante come un romanzo, il saggio è arricchito con ritratti e foto di luoghi e persone (i grandi autori che amiamo) che rendono familiare il mondo vittoriano, suggerendo ambienti e atmosfere. In questi anni cadono, tra l'altro, i centocinquanta anni dalla morte di Elizabeth Barrett (29 giugno 1861) e quelli dell'unità di Italia: e i due poeti facevano parte di un gruppo di scrittori stranieri che vivevano in Italia e che solidarizzavano col Risorgimento. Elizabeth si sentiva «italiana nel cuore», chiamava il figlio nato in Italia «il mio giovane fiorentino» e, immedesimandosi con il popolo italiano, difese il Risorgimento con i poemetti Le finestre di casa Guidi e Poesie davanti al Congresso, in mezzo alla contrarietà dei suoi stessi compatrioti. Con toni d'indignazione e d'invettiva, infatti, la Barrett sollecitava i suoi connazionali a prendersi a cuore i gravi problemi dell'Italia: questi atteggiamenti furono considerati atipici e indecorosi per una donna, e destarono malevoli giudizi d'irragionevolezza e inopportunità, alienandole la simpatia degli Inglesi, che le attribuirono ingiustamente sentimenti anti–britannici. In effetti, le due opere non ebbero molto successo e contribuirono a diminuire la sua popolarità in Inghilterra.

La Barrett purtroppo non ebbe il piacere di sapere che il 19 novembre del 1865 la Camera approvava la legge che spostava la capitale d'Italia da Torino alla sua amatissima Firenze, in mezzo alle vibrate proteste dei torinesi.

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