lunedì 26 agosto 2013

Clifford Odets, icona immortale del teatro americano


Clifford Odets

Sono passati cinquant'anni dalla morte prematura di Clifford Odets (avvenuta il 14 agosto ma secondo diverse biografie il 18 agosto del 1963 a Los Angeles in California per un cancro gastrico), attore, regista e autore teatrale e cinematografico statunitense, nato il 18 luglio 1906 a Filadelfia (Pennsylvania). Le sue opere straordinarie, che hanno vissuto un revival di recente, sono state più volte rappresentate sia in USA, sia all'estero (e anche in Italia). Ben sei biografie critiche sono state dedicate a Odets tra il 1962 e il 2003.

Nato da genitori immigranti (il padre era russo e il suo vero cognome era Gorodetsky, e la madre era una rumena–ebrea), si trasferì con la famiglia a New York nel 1908 e, dopo aver lasciato gli studi superiori (studiava “Drama”), andò al Greenwich Village per divenire attore presso il “Poet's Theatre”, diretto dal leggendario poeta e scrittore Harry Hibbard Kemp (1883–1960), idolo dei giovani americani del tempo, che amava farsi chiamare «the Vagabond Poet». Spinto da una grande passione, Odets si fece poi le ossa nella compagnia teatrale del prestigioso “Theatre Guild” di New York. Sottoutilizzato come attore, aveva preso intanto a scrivere testi per il teatro sotto la supervisione del regista e critico teatrale Harold Clurman (1901–1980). Con Clurman, Lee Strasberg e Cheryl Crawford (la casting director del “Theatre Guild”), Odets partecipò nel 1931 alla fondazione del “Group Theatre”, un teatro destinato ad avere una grande influenza artistica, del quale divenne un autore privilegiato. Questo teatro utilizzava tecniche recitative d'avanguardia, basate sul nuovo sistema ideato e sviluppato dall'attore e regista russo Constantin Stanislavski, portate alla notorietà come The Method o Method Acting da Strasberg, che ebbe un grande peso sulla crescita intellettuale e drammaturgica di Odets.

Tra le sue performance d'attore, sono da ricordare: Midnight (Mezzanotte) del 1930; Big Night (La grande notte), They All Come to Moscow e Men in White (Uomo in bianco) del 1933; e Gold Eagle Guy del 1934.

Le opere giovanili di Odets, ricche di un vivace substrato autobiografico e con “eroi della working class”, avevano una grande forza sociale e forti motivazioni politiche, ambientate com'erano negli anni Trenta pieni di stimoli intellettuali e di avvenimenti cruciali. In quegli anni, nel mondo dello spettacolo, le idee progressiste erano portate avanti da attivisti di sinistra che «erano profughi europei o provenivano dall'ambiente teatrale» (Hollywood e il nazismo, ne “Il Cinema – Grande storia illustrata”, Ist. Geografico De Agostini, Novara, 1981, vol. 2, pag. 98). è da segnalare Waiting for Lefty (In attesa di Lefty) (1935), che raccontava una serie di episodi che coinvolgevano i lavoratori di una compagnia di taxi e i loro clienti; il testo drammatico era stata suggerito a Odets da uno sciopero reale di taxi e – rappresentata anche per strada – gli diede fama internazionale; parte della critica gli rimproverò di fare della propaganda di sinistra contro il sistema capitalistico, mentre un'altra parte lo accusò invece di «viltà politica».

Awake and Sing! (Svegliati e canta!), dello stesso 1935, ebbe un'accoglienza entusiastica ed è considerato tutt'ora il capolavoro di Odets: raccontava le vicende della famiglia ebrea Berger che viveva nel Bronx sotto l'incubo della crisi economica, e a Broadway fu definito come «il primo testo squisitamente ebreo, al di fuori del teatro Yiddish». Il testo è stato ripreso dal “Lincoln Center” nel 2006, per la regia di Bartlett Sher, ed ha vinto un “Tony Award for Best Revival of a Play”. Seguirono sempre nel 1935 Till the Day I Die (Fino al giorno che morrò), I can't Sleep (Non posso dormire) e Paradise Lost (Il Paradiso perduto).

Golden Boy (Ragazzo d'oro) (1937) era il ritratto di un giovane uomo stretto tra l'aspirazione artistica e il desiderio di una realizzazione economica, e fu il maggior successo commerciale del Group Theatre, servendo da sceneggiatura (non scritta da Odets ma da un pool di almeno quattro sceneggiatori) per l'omonimo film del 1939 diretto da Rouben Mamoulian, con Lee J. Cobb, William Holden e Barbara Stanwyck. Hanno scritto Laura, Luisa e Morando Morandini: «Per smania di successo, giovane lascia il violino per la boxe, ma la morte di un avversario sul ring lo mette in crisi. Aiutato dalla donna amata, torna alla musica. […] il film cala il suo discorso etico–sociale in sagaci cadenze melodrammatiche. Un'ottima Stanwyck tiene a battesimo l'esordiente Holden. Un po' datato, ma diretto con sobria eleganza.» (il Morandini, http://www.mymovies.it/dizionario/recensione.asp?id=17735). Il testo teatrale è stato ripreso nel 2012 con grande successo di pubblico e di critica dal “Lincoln Center”, sempre per la regia di Bartlett Sher, guadagnandosi otto nomination ai “Tony Award” e rilanciando alla grande il nome e l'opera di Odets.

Seguirono Rocket to the Moon (Razzo per la Luna) (1938), opera molto meno politica e più riflessiva, che gli guadagnò l'interesse della critica e una copertina su «Time» magazine (fu ripresa da Daniel Fish, prodotta dal “Long Wharf Theater” nel 2005), Night Music (1940) e The Russian People (Il popolo russo), romanzo adattato per il teatro nel 1942.

I testi teatrali scritti dopo il 1940 sembrano mancare della precedente forza etico–sociale, anche se erano più maturi e ragionati. Ricordo Clash by Night (Scontro nella notte) (1941), che servì come sceneggiatura (non scritta da Odets ma da Alfred Hayes) per l'omonimo film diretto nel 1952 da Fritz Lang (in Italia comparve con il titolo La confessione della signora Doyle), con Barbara Stanwyck, Paul Douglas, Robert Ryan, Marilyn Monroe e Keith Andes. Era la storia di un drammatico triangolo amoroso: Mae Doyle ritorna nella città natale di Monterey e sposa una brava persona, un umile pescatore, ma lo tradisce con il suo migliore amico, un individuo senza scrupoli, e fugge con lui; vincendo la prima violenta reazione, più tardi, il marito la perdonerà accogliendola a casa con la figlioletta.

Seguì The Big Knife (Il grande coltello) (1949), trasformato nel 1955 in un film (del quale Odets non scrisse la sceneggiatura, che fu elaborata invece da James Poe), per la regia di Robert Aldrich, con Jack Palance, Ida Lupino, Rod Steiger e Shelley Winters. è la storia di un attore, una stella di Hollywood, che si è abbandonato agli eccessi, al lusso e alle facili illusioni, separandosi dalla moglie che l'ama e che ama, e soggiacendo all'influenza tirannica e nefasta di un magnate del cinema che vorrebbe coinvolgerlo in un delitto. Soltanto allora troverà la forza di ribellarsi, rivelando gli intrighi del magnate e ponendo fine alla sua vita. Il film si aggiudicò il Leone d'argento alla Mostra del Cinema di Venezia del 1955. Il testo teatrale è stato ripresentato dalla “The Roundabout Theatre Company” nel 2013, presso l'“American Airlines Theatre” di New York, per la regia di Doug Hughes, interprete principale Bobby Cannavale.

Fu poi la volta di The Country Girl (La ragazza di campagna) (1950), trasformata nel 1954 in un film (di cui Odets non scrisse la sceneggiatura), diretto da George Seaton che preparò da sé la sceneggiatura, con William Holden, Grace Kelly, Bing Crosby e Gene Reynolds. Nel 1955 Seaton vinse l’Oscar proprio come sceneggiatore – e fu nominato come miglior regista. Grace Kelly diede la migliore delle sue interpretazioni nel ruolo di Georgie Elgin, moglie di un attore bravo e famoso ma divenuto semialcolizzato dopo la morte del loro figlio avvenuta dieci anni prima, così come Bing Crosby, che interpretava il marito Frank Elgin che fa credere di essere succube della moglie mentre lei è la vittima, e William Holden ch'era il regista di teatro Bernie Dodd che fa lavorare Frank e sembra odiare Georgie, considerandola la causa del declino del marito. La moglie s’innamora poi del regista e, pur ricambiata, resta leale al marito che alla fine riconquista il successo professionale e il suo affetto. La drammatica interpretazione di tutti gli attori fu superba e il film ebbe sette nomination; la Kelly, mai così sensibile e intensa, vinse l’Oscar nel 1955 e si meritò anche il Golden Globe mentre il National Board of Review Awards nel 1954 premiò sia Crosby che la Kelly; il film fu presentato anche con successo all’8º Festival di Cannes e fu nominato per la Palma d’Oro. Nel 1955 il testo di Country girl fu presentato con successo in Italia presso il Teatro Odeon di Milano, nella traduzione di Mirella Ducceschi, per la regia di Franco Enriquez, con Renzo Ricci, Anna Proclemer, Giorgio Albertazzi, Giulio Oppi, Bianca Toccafondi, Giulio Bosetti e Orlando Orazio.

Del 1954 è The Flowering Peach (Il pesco in fiore), lavoro prodotto a Broadway, che nel 1955 stava quasi per vincere il premio Pulitzer, che fu attribuito invece ad “A Cat on a Hot Tin Roof” (Una gatta sul tetto che scotta) di Tennessee Williams, e servito da base per il musical di Broadway Two by Two (1970), presentato all'“Imperial Theatre”, libretto di Peter Stone, versi di Martin Charnin e musica di Richard Rodgers, con Danny Kaye, Marilyn Cooper, Joan Copeland, Harry Goz e Madeline Kahn.

Naturalmente un drammaturgo così interessante e di successo non poteva non attrarre l'attenzione dei furbi produttori del cinema americano. Nel 1936 egli accetto l'attività di sceneggiatore per aiutare economicamente il suo teatro ma si trovò poi così invischiato da passare tutta la sua vita a Hollywood.

La sua prima sceneggiatura fu quella del film di spionaggio The General Died at Dawn (Il generale morì all'alba) (1936), per la Paramount, sotto la direzione di Lewis Milestone, con Gary Cooper e Madeleine Carroll; ricevette diverse critiche favorevoli ma si è scritto tuttavia: «Subito dopo la prima parte del film, uno di coloro che avevano sostenuto lo sceneggiatore fu udito borbottare: “Odets, dove hai lasciato il tuo pungiglione?”». Bisogna pensare, però, che si trattava pur sempre di un autore stipendiato da «padroni capitalisti e reazionari» e che Hollywood, capitale del cinema americano, era allora «una roccaforte del conservatorismo» (Hollywood e il nazismo, “Il Cinema – Grande storia illustrata”, Ist. Geografico De Agostini, Novara, 1981). Da quel momento, Odets lavorò all'interno del sistema degli Studios fino all'avvento della produzione indipendente negli anni Cinquanta. Di questo periodo ricordiamo la regia del film None but the Lonely Heart (Il ribelle) (1944), prodotto dalla RKO, da un soggetto di Richard Llewellyn, con Cary Grant (che fu nominato all'Oscar nel 1945 come miglior attore protagonista), Ethel Barrymore (che vinse l'Oscar nel 1945 come miglior attrice non protagonista), Barry Fitzgerald, June Duprez e Jane Wyatt; Humoresque (Perdutamente) (1946) film scritto da Odets insieme con Zachary Gold (basato su una novella di Fannie Hurst), con Joan Crawford e John Garfield, storia di una donna anziana e di un giovane uomo, un violinista e la sua protettrice; la sceneggiatura non accreditata delle scene d'amore di Notorious (Notorious - L'amante perduta) (1946) diretto da Alfred Hitchcock con Cary Grant e Ingrid Bergman; Deadline at Dawn (In nome dell'amore) del 1946 diretto da Harold Clurman con Paul Lukas, Susan Hayward e Bill Williams; e la sceneggiatura del film Sweet Smell of Success (Piombo rovente) (1957) diretto da Alexander Mackendrick, un noir ambientato nel mondo dei giornali, basato su un romanzo di Ernest Lehman e prodotto dalla compagnia indipendente Hill-Hecht-Lancaster, con uno stupendo Burt Lancaster e con Tony Curtis (ispirò l'omonimo musical del 2002). Odets diresse un altro film, del quale aveva scritto anche la sceneggiatura, The Story on Page One (Inchiesta in prima pagina) (1959) con Rita Hayworth, Gig Young e Anthony Franciosa; si tratta di un film giudiziario «ambientato interamente in tribunale, con tutti i pregi e i difetti del genere»; racconta di Jo, una moglie maltrattata da un marito violento che si consola con l'amicizia di Larry, un ragioniere rimasto vedovo da poco, e quella che è inizialmente soltanto l'amicizia di due infelici si trasforma in un grande amore; il marito di Jo li scopre in flagrante adulterio e viene ucciso durante una colluttazione: «Da un lato è troppo prevedibile e lungo, dall'altro però si avvale di un'ottima sceneggiatura (dello stesso Odets), di interpreti impeccabili e della musica di Elmer Bernstein.»
(http://www.filmtv.it/film/3510/inchiesta-in-prima-pagina/).

Odets scrisse poi la sceneggiatura di Wild in the Country (Paese selvaggio) (1961) diretto da Philip Dunne, con Elvis Presley e Hope Lange (storia di un ragazzo problematico, maltrattato da padre e fratello, che rischia di divenire un delinquente e che si salva grazie a una psicologa che scopre in lui un vivace talento di scrittore e che di lui s'innamora, suscitando lo scandalo in paese). Due sceneggiature sono comparse postume: Big Mitch (1963) e The Mafia Man (1964), come pure un libretto per un musical tratto da Golden Boy, completato da William Gibson (ch'era stato uno studente di Odets).

Nel maggio del 1952, Odets fu chiamato dinanzi alla “House Committee on Un-American Activities (HUAC)” perché era stato iscritto al partito comunista tra il 1934 e il 1935, aveva sponsorizzato dei gruppi di sinistra ed era andato a Cuba come capo di una delegazione per investigare sulle atrocità compiute contro artisti e scrittori cubani. Collaborò con il Committee come un “friendly witness” (testimone amichevole), facendo i nomi dei membri del partito comunista già noti al HUAC, ma dicendo che erano suoi amici e dimostrandosi contrario a ogni “blacklist”. Le reazioni sfavorevoli alla sua testimonianza lo amareggiarono sino alla sua morte e si può senz'altro dire che la sua produttività iniziò a declinare a partire proprio da quella sua testimonianza nel 1952.

Dal 1937 al 1940 Clifford Odets fu sposato con l'attrice Luise Rainer (1910-), vincitrice di due Oscar consecutivi nel 1937 e 1938, mentre dal 1943 al 1951 fu coniugato con l'attrice Bette Grayson (1922–1954); ebbe due figli, Nora (nata nel 1945) e Walt Whitman (nato nel 1947). Tra le due riconciliazioni con la moglie Luise Rainer, Odets ebbe una tempestosa relazione con l'attrice Frances Farmer (1913–1970), dal carattere libero e indipendente, in lotta continua nei confronti dello star system (Graeme Clifford ha dedicato alla vita della Farmer, al suo rapporto conflittuale con la madre e al suo drammatico ricovero psichiatrico il film “Frances” del 1982, con Jessica Lange, Kim Stanley e Sam Shepard; Jeffrey DeMunn interpretava Clifford Odets).

Presso il “Billy Rose Theatre Division” sono conservate carte, documenti, note, corrispondenze, programmi e fotografie (anche private) di Odets, del periodo compreso tra il 1926 e il 1963, in una raccolta aperta al pubblico che è in grado di mostrare i processi di tecnica creativa del grande drammaturgo americano
 (http://www.oac.cdlib.org/findaid/ark:/13030/tf22900479/).

Per concludere, lo stile drammatico di Odets è molto particolare, istrionico ed esuberante, umanistico e conflittuale, quasi checoviano,con una sorta di linguaggio poetico ricco di parole etniche e della quotidianità, degne di un drammaturgo socialista con un substrato proletario, influenzato fortemente da un altro autore socialista, il dublinese Sean O'Casey (1880–1964), scrittore–operaio che partecipò attivamente al movimento rivoluzionario di rinascita irlandese del 1922. Al momento della comparsa del suo primo dramma, Arthur Miller scrisse: «Veramente per la prima volta in America, il linguaggio stesso… segnava un drammaturgo “as unique”.» (Miller A., Timebends, Penguin, New York, 1995, p. 229). Jean Renoir stimava tanto Odets e gli era così amico che gli dedicò un capitolo della sua autobiografia (Renoir J., My Life and My Films, Atheneum, New York 1974).

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